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Niente palla avvelenata. Niente sfide calcistiche con il curato e la suora in porta. Niente gavettoni per placare la canicola agostana. I Cre e le attività ricreative, dedicate ai ragazzi dai 3 ai 17 anni, di questa estate a Bergamo saranno “a gruppetti massimo di undici persone” dentro un unico grande spazio, meglio all’aperto, e rigorosamente separati tra loro.



Seppur a compartimenti stagni per ridurre al minimo il rischio di contagio, i Cre ci saranno per la serenità delle tante famiglie della città alle prese con gli obblighi lavorativi e il patema su chi lasciare la prole. “Tre settimane  fachiarisce Loredana Poli, Assessore a Palazzo Frizzoni all’Istruzione, Sport e tempo libero, Politiche per i giovaniabbiamo pubblicato una manifestazione di interesse a partecipare alla formazione di un patto educativo di territorio aperta a associazioni, enti, soggetti del terzo settore e scuole paritarie con la proposta di costruire un’offerta il più possibile diffusa in tutti i quartieri. Con due finalità: una vicina, per coprire l’estate di iniziative e una, che partirà a settembre, per costituire un elenco di soggetti che si metterà a disposizione delle scuole per il prossimo anno scolastico a complemento della didattica ordinaria”.

– Restiamo sulle attività estive. Quale è stata la risposta?
Abbiamo avuto 115 adesioni individuali. Tra queste si sono creati gruppi di collaborazione per mettere in campo proposte articolate per bambini e adolescenti. Per esempio, la Uildm Bergamo (associazione che si occupa di persone con patologie neuromuscolari) si è messa insieme alla parrocchia per la proposta estiva. E’ chiaro che la loro attenzione, nel contesto educativo-ricreativo, sarà rivolta a persone malate di distrofia.

– Quando iniziate? Quanti sono i potenziali ragazzi dei Cre cittadini?
Qualcuno parte il 15 giugno, altri il 22. Il periodo di attività è variabile da soggetto a soggetto, fino a fine agosto. Le settimane meno coperte sono le due centrali di agosto. Per settimana prossima informeremo le famiglie dell’intera programmazione. Nonostante il bacino anagrafico cittadini conti 15.000 soggetti, la risposta partecipativa dell’anno scorso (in condizioni di normalità) si è attestata su 4300 ragazzi, soprattutto bambini dai 3 ai 14 anni.

– Il ruolo del Comune?
Oltre ad avere lanciato la manifestazione d’interesse per costruire un palinsesto d’offerta, il Comune, per chi non ne ha, mette a disposizione gratuitamente gli spazi (scuole di proprietà, alcuni impianti sportivi come l’area di via Rosolino Pilo e alcune aree verdi regolate per l’utilizzo in collaborazione con la collega Marzia Marchesi). Altro ruolo del Comune è quello di sostenere economicamente le famiglie tenendo basse le quote di partecipazione ai vari Cre, attraverso erogazione di risorse all’ente gestore dell’attività declinato con un meccanismo “di sconto” legato all’Isee.

– Le risorse da dove arrivano?
Dal fondo statale messo a disposizione dal Decreto Rilancio destinato ai Comuni che organizzano attività estive. Ci sono in ballo 150 milioni di euro, ma a tutt’oggi i criteri di ripartizioni si sono arenati (mi permetta una nota polemica) nella conferenza delle Regioni. Diciamo che fanno fatica a mettersi d’accordo su un criterio di suddivisione.

– Avete più o meno un’idea di quanto potreste beneficiare?
Spero, almeno, 250.000 euro.

– Altri impegni che vi prendete?
Mettiamo a disposizione, in collaborazione con il Cvs (Centro di Servizio per il Volontariato), dei moduli di formazione a distanza (video tematici sulla sicurezza). Inoltre, forniamo i dispositivi sanitari (mascherine e gel lavamani) per i bambini e i ragazzi. A carico dell’ente gestore ci sono i materiali e l’onere delle pulizie.

– Sul fronte sicurezza a cosa dovete stare attenti?
Le norme sono stringenti: distinzione e documentazione dei tempi e degli spazi delle attività svolte e il rispetto dei rapporti tra bambini, educatori e aree disponibili. Per esempio i gruppi previsti sono: un operatore ogni 5 bambini della scuola dell’infanzia, un operatore ogni 7 bambini della scuola primaria e un operatore ogni dieci adolescenti. In caso di contagio nel contesto relazionale del gruppo interviene Ats con i suoi protocolli di trattamento.

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