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Un “titano” lo definiva Holderlin, per un mondo da costruire. Oggi Fichte è autore sgradito, giudicato estremo, prima giacobino e rivoluzionario poi nazionalista e conservatore. Ci convoca però a riflettere su tanti problemi ancora attuali.

La filosofia per lui è scienza omnicomprensiva scienza per eccellenza, scienza delle scienze per spiegare il sapere, scienza organizzata in modo geometrico, secondo il libro che non finì mai Dottrina della scienza (Wissenschaftslehere).

Più che teorizzare invita a operare. De-fatalizza l’apparente oggettività del mondo: “è così!” si va ripetendo. La sua filosofia invece è prassi trasformatrice. Conoscere la verità e trasformare il mondo (Die Bestimmung des Menschen 1800): “Tutte le leggi teoretiche si fondano su leggi pratiche”. Si tratta di ripartire dalla seconda critica di Kant, la Critica della Ragion Pratica. Scrive in una lettera: “Sto vivendo giorni felici immerso nella lettura di Kant, per me medicina e gioia”. 

Il compito del filosofo è una missione, razionalizzare il mondo, fare la storia, trasformare la società. La persona dotta è una guida perché l’uomo si migliori. Alla moglie: “Voglio agire e non pensare a questioni di lana caprina”. Il presente è epoca del compito e il mondo è il teatro dove si sviluppa l’attività dell’uomo. Solger, pensatore romantico, gli rimprovererà “la maledetta passione di cambiare il mondo”.

Fichte elabora una filosofia popolare, scritti sottovalutati e dimenticati. Invoglia a una lettura non meccanica, punta su giovani lettori proiettati al futuro. A proposito di educazione Fichte parla di liberare le abilità del fanciullo. Per lui l’artista non fa copie ma crea. Dio è attivo in noi, è un ordine morale e non l’essere cui tributare un culto.

Il mondo è mediato dalla nostra coscienza. “Guarda in te per capire, fai attenzione, scopri te stesso”.  Coscienza che pone l’oggetto e coscienza di sé. Tutto ciò che è pensato presuppone un pensante in atto (Gentile).

Il Principio Primo è l’Io, l’inesauribilità dell’io che pone se stesso. L’io è attività, spontaneità: “In principio è l’azione” (Faust di Goethe). Il mondo non è dato ma atto. L’io implica il non io. Senza Tu non v’è l’Io. Lio è indivisibile dal non-io. Non nasce un io là dove non è nato un tu. Per essere uomini è casuale chi si incontra ma è necessario che qualcuno si incontri. L’io ponendo se stesso pone a sé l’altro.

La genesi del suo pensiero fu la Rivoluzione francese. “Ero tormentato, la Francia mi ha assistito. Il mio sistema appartiene alla Rivoluzione francese”. “La Francia ci ha liberato dalle catene, ci ha reso indipendenti”, “è il paese che marcia alla testa della civiltà”. Fu allontanato da Jena, licenziato dall’insegnamento per un “presunto” suo ateismo; in realtà si vedeva in lui il giacobino.

Anche lui ebbe una svolta (Kehre), prima e dopo il 1801. Inneggiò alla Rivoluzione Francese e poi fu contro il generale Bonaparte che faceva la guerra per aumentare il suo potere, uomo senza anima. Sostituì al nazionalismo francese quello tedesco (Discorsi alla nazione tedesca) ma si trattava di un “nazionalismo emancipativo”. “Il soggettivismo di Kant portato alla pazzia” (B. Russell), si disse e fu visto come antesignano del nazismo. Ma la sua frontiera era interiore e predicava la libertà e la scienza, a prescindere dall’origine tedesca o francese.

Rigettò un mondo strutturato, che era quello dell’Ancien Régime. Nella nuova società del capitalismo vincente, di individui ognuno per sé e in competizione, Fichte si rivelò la coscienza infelice dello spirito borghese che aspirava all’emancipazione, come avrebbe detto Marx.

Idealista pugnace, il suo sistema fu un sistema di libertà: “Credo nella libertà dell’uomo, così è possibile il dovere e la virtù. Libertà che è sforzo (Streben), non dato da godere. Nessuno è sicuro della sua moralità senza sforzo incessante”.

In un’epoca, come la nostra di fatalismo e rassegnazione, resta attuale il suo invito a reagire. “Si parla di mondo migliore, o di tracce della bontà di Dio? Il mondo è il peggiore che possa esserci, ma se deve esserci ancora per una bontà di Dio diffusa, sarà a patto che l’intelligenza si sollevi a renderlo migliore!

Nembro, Noesis 2024, 2 febbraio 2024

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