Nel XII secolo si assiste alla nascita di un nuovo interesse per il mondo della natura. Ora la natura non è più una realtà inferiore e irrilevante di fronte al mondo intelliggibile e a Dio, è piuttosto parte e manifestazione della vita divina, per questo merita considerazione e studio. Questo nuovo interesse si manifesta principalmente nella scuola Cattedrale di Chartres in Francia.
Il primo rappresentante della scuola di Chartres fu Bernardo, al quale seguì il fratello Teodorico, e Guglielmo di Conches, allievo di Bernardo. Tutti questi autori si ispirarono al Timeo platonico, nell’interpretazione che aveva dato Abelardo. Seguendo tale interpretazione il demiurgo è l’anima del mondo, e l’anima del mondo è lo Spirito Santo, la terza persona della Trinità.
La figura più importante della scuola di Chartres è stata senza dubbio Gilberto de la Porrée, vescovo di Poitiers tra il 1142 e il 1154. Alla base del suo pensiero c’è una ripartizione fondamentale, quella tra subsistentia, che sta a indicare l’essenza di una cosa, che egli definisce quo est, e subsistens, che indica invece l’esistenza di una cosa, da lui definita quod est. Quest’ultima è la più importante, è la sostanza, la realtà sussistente, mentre la subsistentia è la natura logica della cosa, ossia il concetto.
Gilberto ritiene che solo gli individui sono sussistenti, siano cioè sostanze o realtà esistenti, i concetti, invece, non esistono realmente, non sono realtà per loro conto. Gilberto si serve di questa distinzione per interpretare la Trinità. Così distingue tra deità e Dio, considera la deità come subsistentia, mentre Dio susbistens. Questa formulazione sarà combattuta da Bernardo e poi condannata prima al concilio di Parigi del 1147 e poi da quello di Reims del 1148.