In un’era digitale dominata da social network e smartphone, emergono nuovi fenomeni sociali, tra cui il FOMO (Fear of Missing Out) e il NOMO (No Mobile) che rievocano antiche paure in contesti moderni. Questi fenomeni riflettono sentimenti spiacevoli, a volte dolorosi, che sorgono quando ci sentiamo esclusi dal nostro gruppo sociale. Un tema al centro della relazione di Michele Sforza (nella foto), psichiatra e psicoanalista autore di numerore pubblicazioni scientifiche e libri di divulgazione, ospite della Scuola Grafologica Crotti nell’ambito dei suoi programmi formativi.
Una premessa evoluzionistica: il bisogno di appartenenza
Il bisogno di appartenenza e di cooperazione è considerato fondamentale sul piano evolutivo. Pensiamo in tempi antichi alla condivisione del cibo, alla difesa dai predatori, all’accoppiamento, alla cura della prole: fuori dal gruppo, la sopravvivenza era molto più difficile. Questo concetto di agentività congiunta suggerisce che la fragilità del singolo si rafforza notevolmente quando si stabiliscono alleanze. La cooperazione è un elemento chiave per la evoluzione; fuori dal gruppo, la sopravvivenza è molto più difficile. Nonostante l’appartenenza ai giorni nostri abbia caratteristiche diverse rispetto al passato, le angosce associate sono molto simili. Questa dinamica è particolarmente evidente tra i giovani, spesso incapaci di utilizzare la nuova tecnologia in modo umanistico. Nell’era della globalizzazione e delle nuove tecnologie, la nostra capacità di adattamento viene messa alla prova. È fondamentale, dunque, imparare a gestire questi cambiamenti in maniera sana, prestando attenzione ai segnali di allarme della FOMO per preservare il nostro benessere psicofisico. La consapevolezza è il primo passo per affrontare e superare queste sfide del nuovo millennio.
L’impatto psicologico di FOMO e NOMO
Gli effetti psicologici della FOMO e del NOMO possono variare da un leggero stato di ansia a una sofferenza psichica e sociale intensa, che può manifestarsi anche a livello somatico: tachicardia, spasmi gastrointestinali, dispnea, dolori muscolari. Sono solo alcune delle manifestazioni fisiche che possono derivare da queste condizioni. È interessante notare che le aree cerebrali che trasmettono il dolore fisico sono le stesse che elaborano il dolore psichico. Il dolore sociale è una forma di dolore psichico che proviamo come reazione emotiva a esperienze conflittuali che nascono nell’ambito della nostra vita con gli altri, come l’esclusione, il bullismo, le umiliazioni, lo stalking, le separazioni e l’isolamento.
La FOMO e l’esclusione sociale
L’esclusione sociale, sia online che offline, è sempre dolorosa. La FOMO può manifestarsi attraverso una serie di patologie psichiche (ansia, depressione, aumento dell’aggressività, disturbi dell’attenzione, scarsa qualità del sonno, astenia persistente), fisiche (alterazioni del sistema endocrino e immunitario) e sociali (calo del rendimento scolastico o lavorativo, fenomeni di isolamento come l’hikikomori o phubbing), aumentando il rischio di dipendenza dalle nuove tecnologie della comunicazione. L’esclusione genera una perdita dell’identità, del valore e del supporto affettivo. Può portare a quello che viene definito come morte psichica, riattivando paure ancestrali che si riaffacciano prepotentemente con l’avvento delle nuove tecnologie, riattivando dinamiche antiche in nuovi contesti. Esistono vari indicatori di rischio per la FOMO: un utilizzo eccessivo dei social media, il costante bisogno di confrontarsi con gli altri, un’elevata tendenza alla preoccupazione, una bassa autostima, un’alta sensibilità alla rabbia e alla frustrazione, sono solo alcuni dei segnali che possono indicare una predisposizione alla FOMO.
FOMO vs JOMO
Di fronte a queste sfide, emerge una nuova tendenza: il JOMO (Joy of Missing Out), la gioia di perdersi qualcosa. Questo fenomeno rappresenta una forma di cura per se stessi, una possibilità di disconnettersi da una vita omologata e ratificata dai ‘like’. Il JOMO ci incoraggia a vivere a ritmi più lenti, a non essere sempre connessi, a silenziare il telefono, a ignorare le notifiche, ad ascoltare i nostri bisogni.