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Le zone più elevate dei rilievi montuosi che dipartono dal Resegone e si sviluppano ad anello attorno alla Valle Imagna, prolungandosi con linea sinuosa e continua sino a raggiungere il Monte Ubione da una parte e la Roncola dall’altra, hanno rappresentato il principale nesso di unione di territori pur gravitanti su bacini orografici diversi e degli insediamenti rurali disposti sui reciproci versanti, accomunati dalla medesima tradizione socio-economica e culturale. Territori caratterizzati da una loro tipicità, da caratteri fisici omogenei, da impronte antropiche che li distinguono da altri contesti. Pure all’interno di ambienti montani relativamente modesti, in quanto alla loro dimensione, sono rinvenibili una molteplicità di elementi specifici, anche a distanza di poche decine di chilometri, che contribuiscono a ricostruire una curiosa geografia socio-economica della valle.

Mentre a Nord-ovest, lungo il crinale di spartiacque tra la Costa del Palio e lo Zucco di Pralongone, nel passato si è sviluppata la civiltà dei bergamini, grazie alla presenza di ampie praterie montane e alla felice esposizione del versante a mezzogiorno, dall’altra parte del bacino orografico della valle, quello di destra, ancora oggi prevalentemente boscato e poco esposto al sole, essendo a roèrs, quegli abitanti hanno sviluppato altre attitudini, più di natura artigianale e soprattutto commerciale. Botonàcc e formagiàcc, ciocolaté e palé, gerla e bandelèla sulle spalle, hanno percorso e solcato nei secoli le antiche rotte dei commercianti ambulanti dal monte dal piano, diretti alla Bassa, oltrepassando i valichi di Valcava e del Pertus. Percorsi stabili, utilizzati da generazioni di valligiani, tracciati dalle pèste continue di uomini e quadrupedi, hanno contribuito a definire la struttura fondativa essenziale delle attività economiche prevalenti.

Mentre in direzione della Costa del Palio si spostavano soprattutto le tribù bergamine, a monte dei villaggi di Valsecca e Costa si sono consolidati i percorsi dei commercianti, almeno sino a quando, dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, hanno incominciato a prendere piede le principali rotte di fondovalle. Una recente iniziativa del Consiglio Regionale della Lombardia ha richiamato l’attenzione sul valico della Costa del Palio, con l’obiettivo precipuo di consolidare un’antica alleanza pastorale tra le comunità di monte di Valle Imagna, Valle Taleggio e Valsassina. Si tratta certamente di un’azione a elevato contenuto strategico, che ci auguriamo possa essere presto attuata, completando i tratti di strada già abbozzati ma oggi difficilmente percorribili, a causa della loro cattiva consistenza, e mettendo definitivamente in sicurezza l’intero sedime viario. Senza però dimenticare la necessità di portare quanto prima ad ultimazione anche il collegamento di valico, sulle antiche rotte dei commercianti ambulanti della valle, che dal Pertus scende sino a Carenno, passando per le contrade Forcella Alta e Forcella Bassa e collegando la Valle Imagna con la Valle San Martino.

Sono all’incirca quattro chilometri di strada bianca, già abbozzata negli anni Settanta, che attende di essere messa in sicurezza e resa accessibile al transito ordinario, consolidando il sedime viario ed evitando il continuo rotolamento a valle di pietrisco instabile di varia natura. La vita della montagna oggi è possibile grazie anche alla viabilità, che facilita connessioni e spostamenti. Ovviamente non mi riferisco solo alle infrastrutture viarie pedemontane, che regolarmente popolano i titoli dei principali giornali cittadini, come lo snodo da Paladina a Sedrina, oppure la tanto sospirata Bergamo-Lecco (opere certamente importanti), ma il pensiero corre soprattutto ai principali collegamenti orizzontali che si sviluppano in quota tra le valli, come i due considerati in questa breve riflessione, i quali si distanziano dalle logiche urbanocentriche che sinora non hanno fatto altro che marginalizzare la montagna.

Ricostruire un pensiero montanaro significa rimettere al centro la montagna, rinnovare le antiche alleanze, attualizzare le tradizionali connessioni di monte tra le diverse comunità rurali. Le strade di collegamento di valico sono molto di più di semplici percorsi viari, poiché consentono di nobilitare la montagna, riconoscendole la funzione di interconnessione che ha svolto da sempre. Ci tocca rialzare la testa per ritornare a guardare in alto, oltre la misura dei nostri passi, al di là dei limiti imposti da una realtà difficile e spesso anche ostile.

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Antonio Carminati

Direttore del Centro Studi Valle Imagna

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