Leggendo il Corriere sulla vicenda Foppolo sembra di assistere ad un risiko di tale portata che pare ci si trovi di fronte al nodo gordiano che tanto fece penare Alessandro Magno. Anche per un lettore abbastanza informato sulla politica locale e sul come funziona la macchina politica fa fatica a districarsi tra passaggi di denaro, gente che va e viene dall’altra parte del mondo. Insomma un dedalo di scatole cinesi con al centro una piccola comunità che offre servizi sciistici e turistici come tante. Credo che di parole non ce ne siano più: certe cose si commentano da sole. Sorge solo un dubbio. Ma ha ancora senso la legge sui piccoli Comuni? Alla luce di quanto è emerso, è chiaro che in certe situazioni il fornire deroghe e dare mano libera a chi per anni e senza nessun ricambio (per semplice mancanza di alternativa) gestisce la cosa pubblica va ad aumentare di molto il rischio di clientele e nepotismo. L’unica via è la fusione dei Comuni in agglomerati molto più grossi. Se Foppolo fosse frazione di Piazza Brembana sarebbe solo una frazione come tante. Certo sarebbe più alto il rischio di chiusura definitiva della località sciistica, ma credo che ai contribuenti da San Giovanni Bianco in giù – che rappresentano la maggioranza della Valle Brembana – siano più interessati alla viabilità stradale che porta alla Bassa (dove ci sono i posti di lavoro) che al continuo foraggiare un vuoto a perdere a suon di contributi. In democrazia dovrebbero contare i numeri e i contribuenti come Usa e Gran Bretagna insegnano. Noi invece siamo una democrazia un po’ particolare, fondata sulle deroghe…