Biondi immobiliare

Nella Lega non passa per una testa d’uovo. Diciamo che è un manovale del partito, un operaio della messe padana. La sua specialità è il presenzialismo. Lì è un maestro. Inaugurazioni, eventi, gazebo, seggi elettorali… Alex Galizzi c’è, con la sua fisicità impettita. Per quel suo taglio di capelli militaresco spesso lo scambiano per una guardia giurata. Che osservatori superficiali! Galizzi è Consigliere regionale. Una carica di responsabilità, giudizio e ore su ore di lavoro. Val bene gli oltre 10.000 euro al mese.

Su di lui dipende la vicepresidenza della Commissione Antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità. Con Galizzi la criminalità, specie se organizzata, ha i giorni contati. Galizzi è l’incubo di Quarto Oggiaro. Per l’assiduità in pubblico, qualcuno è arrivato a sospettare il dono della bilocazione, come Padre Pio. Quando gli concedono di divulgare il logos camuno, la speranza è che sia breve e soprattutto indolore. Le sue parole feriscono più della spada di Alberto da Giussano. Bisogna dire che l’apparato vocale è di quelli consistenti mentre l’apparato argomentativo non sempre gli tiene testa. Défaillance del ruolo. Ma ogni volta strappa applausi.

Galizzi è un istintivo. Alla riflessione ponderata preferisce il cuore, a volte l’intestino. Non a caso gli scienziati lo definiscono il secondo cervello. Alle molte doti accompagna però un difetto: fare incazzare il Capitano. Cose da poco, ma Salvini non le regge. Va fuori dalla grazia di Dio. E allora scappano le sospensioni, che nella chiesa leghista suonano un po’ come delle scomuniche. L’ultima è per aver fatto domanda del bonus per le partite Iva in difficoltà per l’emergenza-Covid. Con quel misero assegno mensile da consigliere regionale (commisurato all’estenuante impegno) la tentazione è stata forte. Per ora è l’unico in Regione che ha ceduto al canto delle sirene di Tridico. Più che l’onore pote il digiuno… pecuniario.

La sua difesa è un esercizio di retorica domenicana ai tempi dell’Inquisizione: “Da sempre ho sostenuto che Inps ed enti statali non sono in grado di gestire in modo adeguato i fondi a disposizione e allora quello che posso lo gestisco io. Questa mentalità accusatrice e discriminatoria ci sta rovinando, e se si continua così il pericolo è che chi lavora non meriterà più nulla, mentre chi dorme sotto una pianta verrà mantenuto da queste menti eccelse che probabilmente non hanno fatto in vita loro una singola giornata di lavoro. Quando hai un’attività i problemi e le spese sono tante, le scadenze di fine mese che vanno rispettate e lo Stato che purtroppo non riesce a tutelarti, se una volta nella storia ti restituisce una minuscola quota del tuo denaro tentano di screditarti come un furbo o un delinquente. Ricordo che Regione Lombardia non ha vitalizi né previdenza sociale e che quest’ultima è a esclusivo carico di coloro che al di fuori hanno un lavoro. Non ci sto a questa antipolitica“.

Un capolavoro di auto apologetica che tutti in queste ore stanno analizzando: politici, editorialisti, storici, nutrizionisti, psichiatri… La questione del bonus ha però un precedente. Riguarda il Comune di Almè e la prematura caduta del sindaco Massimo Bandera fomentata da tre della sua maggioranza. Sfiga ha voluto che prima del fattaccio Galizzi abbia divulgato un selfie che lo ritraeva a tavola con i “traditori”. Per il consigliere quella foto è stata strumentalizzata: i responsabili della caduta di fratel Bandera andavano cercati altrove. Ad oggi li stanno ancora cercando mentre Bandera ha rimesso insieme una nuova squadra per ricandidarsi. Anche allora fonti interne alla Lega sostenevano che il Capitano, al corrente di quanto accaduto nel paesello, si fosse adirato con Galizzi, tanto da mettere in forse la sua permanenza nel partito. Forza Alex Galizzi, tieni duro!

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