Un uomo tiene in braccio una donna scalza e stanca di camminare. Vicino c’è il vagone di un treno e intorno altre persone che si proteggono dalla pioggia battente con sacchetti di plastica in testa.
Trenta scatti del reporter Malavolta
E’ una delle trenta fotografie della mostra “Storie migranti” inaugurata all’auditorium “Don Milani” di Valbrembo venerdì alle 20.45. Ogni scatto di Francesco Malavolta (fotogiornalista impegnato da vent’anni nella documentazione dei flussi migratori) è un racconto dove emerge il tentativo di salvare la peculiarità della Vita ritratta sfuggendo alla logica spersonalizzante che presenta le migrazioni come “fenomeni idraulici” e anonimi. “In queste foto – precisa l’autore – c’è la tenace determinazione di questi viaggiatori per necessità che abbandonano il proprio paese nella speranza di salvarsi e costruire una vita più degna”.
Un’umanità dolente che continua a lottare
Dallo Stretto di Gibilterra fino alla cosiddetta “rotta balcanica”, passando delle enclave di Ceuta e Melilla, da Lampedusa, dalla Grecia e dalla Turchia, Malavolta riprende una umanità dolente che continua a lottare senza soccombere alle ingiuste umiliazioni cui viene esposta. Una umanità caparbia che un passo alla volta guadagna centimetri di libertà. La mostra, insieme al confronto sulle falsificazioni mediatiche sull’immigrazione condotto dal blogger Saverio Tommasi, è organizzata dal Comune di Valbrembo con le amministrazioni di Levate, Boltiere, il consorzio Solco Città Aperta e Casa Amica Fondazione.
Racconti capaci di generare desiderio di conoscenza
“L’evento – precisa l’assessore ai Servizi alla persona e all’inclusione sociale, Giuseppe Vadalà – si pone l’obiettivo di costruire un terreno fertile di nuove storie. Oggi la vicenda dei migranti è costellata da pensieri che allontanano il senso dell’umano. Sono storie che nascono e si incancreniscono sui fatti di cronaca (buoni o cattivi che siano) senza trovare la forza di radicarsi a partire da una storia individuale per proiettarsi su una storia in comune”. L’obiettivo della serata e della mostra (aperta nei giorni feriali fino al 20 ottobre dalle 16 alle 19) è quello di offrire narrazioni dissonanti rispetto al ventaglio di baloccamenti social di stampo razzista. Si tratta di racconti capaci di generare un desiderio di conoscenza e avvicinamento, che forse anticipa ogni discorso di accoglienza.
Un incontro con gli studenti delle scuole
“Costruire uno spazio sociale e culturale di accoglienza – conclude Vadalà – è responsabilità di tutti, anche di amministrazioni e comunità piccole come quella di Valbrembo, perché la responsabilità che concerne gli amministratori va saldata sul futuro e non arroccata sulle paure e sul passato. Nella mostra vediamo volti, mani, piedi, speranze, disperazioni, ragioni, tristezze, gioie, paure e tanti sentimenti umani che vanno accolti per essere raccontati e che vanno raccontati per essere accolti”. Il giorno successivo all’inaugurazione, nel riconoscimento del ruolo cruciale che svolge la scuola nell’educazione delle nuove generazioni, Malavolta e Tommasi hanno incontrato gli studenti delle scuole medie di Paladina e Valbrembo.