È vero. Noi lombardi, anche se sottotraccia, ci portiamo dentro l’orgoglio di vivere bene, in un territorio prospero, operoso, ricco. La storia ha fatto di Milano e della Lombardia il crocevia dello sviluppo e del benessere di una nazione. Tutt’oggi vantiamo una delle capitali finanziarie e una delle regioni più benestanti del pianeta. Questa è la faccia positiva della medaglia che fa onore ai suoi abitanti e soprattutto a coloro hanno portato sulle proprie spalle e col proprio ingegno uno sviluppo continuo in tutti gli ambiti dell’umana coesistenza.
L’altra faccia della medaglia, quella negativa, è rappresentata invece solo da coloro che dovrebbero governare tanta manna: i politici. Politici che da tre decenni difendono il proprio, identico, sodalizio politico piuttosto che il bene comune. Sono sotto gli occhi di tutti i disservizi della viabilità, soprattutto quella ferroviaria. Ma è nel settore sanitario che i nostri eletti palesano tutta la loro inadeguatezza, il loro dilettantismo e la loro incapacità. Il tutto aggravato da conflitti di interesse e episodi anche gravi di corruzione (tutt’ora all’esame della magistratura) dalla base fino ai vertici.
Ma a mettere a nudo tutta l’inefficienza della politica sanitaria di Regione Lombardia è stato il ciclone Covid. Inefficienza a tutto vantaggio delle classi privilegiate e a esclusivo danno dei comuni cittadini. Perché la sanità lombarda ha snaturato la vocazione assistenziale e mutualistica a favore della medicina privata. Tradotto: se hai bisogno di una visita comune o specialistica ti metti pazientemente in fila per mesi e mesi. Se però paghi in pochi giorni ottieni tutto. Anche in epoca Covid, senza il minimo senso della vergogna, i nostri governanti non hanno cambiato nulla, commettendo per di più errori su errori che hanno trovato coronamento con la campagna vaccinale di queste settimane: caos nelle prenotazioni e confusione nelle liste tanto.
Per tener buono il malcontento della gente, ogni giorno è costellato da promesse mirabolanti di vaccinazione totale in pochi mesi. Questo nonostante il medesimo errore fosse stato compiuto 6 mesi prima con i ritardi clamorosi nella campagna di vaccinazione antinfluenzale. Una recidiva colpevole e vergognosa che tuttavia non smuove minimamente l’arroganza dei politici. Tutto quello che hanno fatto, mettendosi a posto la coscienza è stato un gattopardesco make up: Moratti( con esordio all’insegna dell’assurdo, nel proporre il vaccino in base al PIL) al posto di un evanescente Gallera. E un nuovo coordinatore (extra organico e dunque pagato coi soldi di tutti i lombardi, tanto per cambiare) Bertolaso che, nonostante un’imperiosa autorevolezza in fase di impostazione, non ha ancora saputo arginare il caos vaccinale. L’esempio emblematico è la lampante disorganizzazione che ha visto ultraottantenni svegliati nottetempo e dirottati a chilometri di distanza per effettuare un vaccino.
Non ci resta che piangere?