Mai e poi mai avrei pensato di trovare tanta soddisfazione durante le vaccinazioni domiciliari; una piccola esperienza vissuta con enorme felicità. Si è partiti mercoledì 21 aprile con l’infermiere Damiano della Fondazione Rota. E appunto io Valerio fresco pensionato medico di famiglia. Il programma prevedeva 12 vaccinazioni con vaccino Pfizer. Il ritrovo era alla prima famiglia C. alle ore 9. Primo intoppo: io arrivo in macchina, puntualissimo, presso la famiglia G. e lui, altrettanto puntuale, presso la famiglia C. Ci contattiamo telefonicamente… fà nègót … ci ridiamo su, e ci riuniamo. Prima famiglia con 4 persone da vaccinare (un anziano di 96 anni, e 1 figlio e 2 figlie che si alternano nel prendersi cura del papà). È dura spiegare al papà cosa stiamo facendo ma tranquillamente gli pratico la mia prima vaccinazione… “Töt ché bergém, e adesso sono felice di nome e si fatto“.
Più preoccupati i figli in attesa del loro turno. Si rilassano quando vengono a sapere che sarà somministrato loro il vaccino Pfizer. Spiego con semplicità che non si devono avere, nel loro caso, nessuna preferenza e che la cosa più importante è che abbiano fatto la prima dose di vaccino. Compiliamo là varie carte. Scrivo il certificato di vaccinazione per il curante ad una figlia (non mia paziente) in attesa del rispetto del tempo di osservazione post vaccino. Il mio primo vaccinato di 96 anni è appassionatissimo di puzzle. Ci racconta che per il passato è riuscito a comporre un puzzle di 50.000 pezzi e ora si “accontenta” di 300/500 pezzi.
Ora 10. Seconda famiglia: sig. G. di 87 anni. Mi dà dolore e tenerezza venderlo sulla carrozzina. Me lo ricordo 40 anni fa imprenditore rubicondo energico, forte, esuberante, con vocione unico… e adesso confuso, assente, spento e pallido . Ma quando entro e mi intravede pare quasi svegliarsi dal suo torpore e con voce tremolante e non chiara dice: “Al chè ól me durúr“… E poi facciamo il nostro compito, beviamo assieme un caffè e li salutiamo omaggiati di due bottiglie di vino bianco. Ore 11: terza famiglia: sig. C. di Villa d’Alme. Padre oltre 85 anni, allettato e dormiente polipatologico con demenza. Faccia a luna, espressione buona. Parlo coi i figli che accudiscono il papà, e la badante.
È bello fare le cose finalmente con calma e senza grossi assillo di tempo. Scopri un sacco di cose vedi che tutti hanno voglia di dire se uno si mette in condizioni di ascoltare. Moglie già vaccinata, sempre casalinga. La badante cubana (3 figli), non vuole più sentire parlare del marito, ma desidera tanto rivedere i figli, con tanta paura del vaccino e mi mostra orgogliosa la fotografia dei suoi 2 ultimi. Tanta paura del vaccino, poi si fa tutta contenta. Con i figli del paziente nessun problema, ma tanta cordialità. Rilascio a tutti il certificato di vaccinazione da consegnare ai rispettivi curanti. Ci salutiamo e il campanile di Villa d’Almè suona il mezzogiorno. Bella mattinata.