Cosa farà Giorgio Gori tra meno di un anno, quando lascerà dopo due lustri il Comune di Bergamo? Elly Schlein permettendo, si candiderà per uno scranno al Parlamento europeo. Lo vuole fortissimamente lui che nelle battaglie politiche (sconfitto alle primarie per il Parlamento e nella corsa alla Regione) finora non è stato fortunato. E lo vuole la nuova corrente di Stefano Bonaccini, di cui è uno degli esponenti più in vista. Sul Corriere della sera di oggi 30 luglio 2023 racconto le manovre interne al Pd che vedono protagonisti Bonaccini, Gori e altri vip della minoranza dem.
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«Competition is competition». Lo diceva nei suoi anni d’oro Romano Prodi, il fondatore dell’Ulivo che giusto una settimana fa è tornato ad occuparsi pubblicamente del Pd dopo un lungo silenzio. Ma se ai suoi tempi la sfida riguardava i partiti della vasta coalizione di centrosinistra che lo supportava, ora la battaglia è tutta interna ai dem. Con una data che tutti hanno ben fissa nella mente: 9 giugno 2024.
Ci guarda la segretaria Elly Schlein, per avere una conferma che la sua linea porta consensi (e c’è chi dice che potrebbe perfino candidarsi), ma soprattutto la stanno puntando Stefano Bonaccini e alcuni degli esponenti di punta (i sindaci Giorgio Gori, Matteo Ricci e Antonio Decaro) di quella minoranza che una settimana fa a Cesena ha dato vita alla corrente «Energia popolare». Da un lato, per una sorta di rivincita interna dopo la bruciante sconfitta subita alle primarie con il voto nei gazebo. Ma dall’altro, anche per dare uno sbocco politico ad una carriera amministrativa arrivata, in mancanza di un terzo mandato, al capolinea.
Il governatore dell’Emilia-Romagna, possibile capolista alle Europee nella circoscrizione Nord-Est, «scade» nel 2025 ma con l’elezione a Bruxelles potrebbe assumere ancor meglio quel ruolo di leader che al congresso ha incarnato e che molti notabili del correntone ora vogliono che eserciti a pieno titolo incalzando la segretaria giorno per giorno. Con lui, i più interessati a partecipare alla competizione sono i sindaci. I più attrezzati per elezioni che si svolgono con le preferenze.
Eccola qui la sfida nella sfida, che intreccia ambizioni politiche e destini personali. L’obiettivo è competere sicuramente con gli avversari, ma nello stesso tempo con i candidati della segreteria. Per dimostrare chi davvero conta nel partito (ma è noto che nelle sezioni il congresso lo ha vinto Bonaccini, nei gazebo ha prevalso Schlein). L’ex ministro renziano Lorenzo Guerini alla convention di Cesena l’ha detto fuori dai denti: «Per la prima volta il segretario non è stato eletto con il 70% ma con poco più della metà. Ne deve tenere conto…».
Quella frase così diretta in bocca ad un politico solitamente dai toni felpati significa che Schlein nella composizione delle liste dovrà riconoscere un discreto numero di candidature a chi non è nella maggioranza del partito. «Energia popolare» è pronta a schierare i sindaci. A partire da Gori, la cui esperienza alla guida di Bergamo si concluderà nel 2024 dopo dieci anni in cui ha anche tentato invano la corsa alla presidenza della Lombardia. Nutre ambizioni europee, essendo nella medesima condizione, anche Ricci, già tentato lo scorso anno dalla corsa per la segreteria dem. E poi c’è il sindaco di Firenze, Nardella, verso il quale però si dice vi sia una sorta di veto insormontabile da parte di Schlein.
Un caso a parte è quello pugliese. Il seggio europeo pare faccia gola sia al presidente della Regione Michele Emiliano (scade nel 2025) che al primo cittadino di Bari Decaro (finisce l’anno prossimo). Se la candidatura andasse al primo, il secondo potrebbe sostituirlo nella competizione regionale. Se, viceversa, il governatore dovesse rimanere al suo posto, ecco che scenderebbe in pista l’attuale presidente dell’Anci. Entrambi, comunque, sono portatori di voti. E per la segretaria sono competitori impegnativi.