Siamo capitati a Lorentino, e attratti dal suono delle campane ci siamo fermati. Si sentivano da casa mia e ne chiedevo alla mamma il perché. “Sono quelli di Lorentino che festeggiano S. Brigida”. Per noi che vivevamo all’ombra del campanile i giorni erano movimentati dalle ricorrenze di certi Santi, forse per la bancarella di dolciumi che li accompagnava: Martino, Mauro, Antonio, Don Bosco, Biagio, Girolamo.
Troviamo – finalmente – la chiesa aperta. I banchi sono occupati, secondo le prescrizioni covid, i primi riservati alle autorità, il sindaco con la fascia tricolore, il gonfaloniere con lo stendardo.
La Santa è ritratta nella statua lignea da giovane donna in broccato nero a disegni floreali, colletto bianco e velo da religiosa. Meno famosa della Brigida di Svezia, della sua vita si sa poco. Era irlandese e visse dopo la caduta dell’Impero romano, 1500 anni fa. Fondò un monastero e la sua fu opera evangelizzatrice tra le tribù celtiche, in continuità con l’azione di San Patrizio. Fu presto associata come patrona d’Irlanda. A lei si attribuiscono gesti di carità e atti miracolosi. A Trescore (Cappella Suardi) il pittore Lotto li racconta a suo modo, secondo la sua fervida immaginazione. Come sia capitata da queste parti si può arguire dalla strada. Transitava qui e permetteva di raggiungere l’abbazia benedettina di San Pietro al monte di Civate, allorché parte della popolazione e dei monaci era ancora di cultura celtica.
Il giorno della morte ricorre oggi il primo di febbraio. Il Vangelo che viene letto riguarda la visita di Gesù alla casa di Marta, una delle donne del seguito. Costei, preoccupata che tutto fosse in ordine per l’ospite di riguardo, rimproverava la sorella che l’aveva lasciata sola e che seduta ascoltava il maestro. “Marta, Marta, tu ti affanni per molte cose, ma di una sola c’è bisogno” le disse Gesù. Rimprovero o semplice ammonizione?
L’edificio attuale è frutto di restauri nell’Ottocento. Se guardiamo al campanile, all’accesso laterale, all’arco acuto evidente a metà navata, al bel porticato fuori, ci accorgiamo di una precedente struttura risalente al 1500 quando si costituì come parrocchia indipendente da Carenno. Qualcuno ha ipotizzato un antico tempio pagano dal ritrovamento di una lapide dedicata a Diana – Dianae Quintus Vibius Severus (a Diana dedicò Quinto Vibio Severo) – e attualmente custodita nel Museo Civico di Città Alta.
Il sagrato è una magnifica terrazza su Calolzio. Come davanti a un dipinto sembra di toccare con mano il Monastero dei Padri Serviti al Lavello – oggi in fermento per il mercato- che si raggiungeva direttamente da qui. Sotto la Signoria dei Visconti era importante approdo di barconi che risalivano l’Adda e raggiungevano Lecco. Più a destra si vede il Ponte di Olginate, antico ponte romano, oltre il quale passava la via Regina che da Milano andava in Valtellina. Dall’altro lato del lago fu importante Garlate che dà il nome al lago, dove ci si recava a registrare nascite e morti. Vedo la Chiesa di Calolzio dove sono cresciuto e il punto della mia casa che non c’è più.
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