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A Concesio siamo venuti per Papa Montini, un ritorno alla sua figura e al suo tempo.

Il padre Giorgio e la mamma Giuditta Alghisi si erano conosciuti qua. I Montini erano di Brescia ma qui erano proprietari di vasti terreni. Giovanni Battista, il futuro Paolo VI, nacque nel 1897, secondogenito di tre. Il padre dirigeva il giornale Il cittadino di Brescia, organo dei cattolici intenzionati a rientrare nella vita politica dopo il periodo dell’astensione con il veto di Pio IX. Sostenitore del Partito Popolare fondato da Don Sturzo, fu deputato in tre legislature. In casa Montini si è sempre respirato aria di questioni sociali e di politica. Il fratello Ludovico, all’indomani della Seconda guerra mondiale sarà senatore nel primo gruppo democristiano di De Gasperi e tra i fondatori delle ACLI.

Siamo venuti nella casa natale dove le suore custodiscono le memorie del papa bresciano. Si parlò di Papa apostolo di pace cominciando dal viaggio in Terra Santa, poi al Palazzo dell’Onu a New York; di Papa missionario dall’America Latina all’Africa, dall’India all’Australia. Finché nelle Filippine, a Manila, subì un attentato nel 1970. L’autore fu un pittore boliviano che lo colpì con un pugnale – custodito nella casa – e la prontezza del vescovo americano Marcinkus, poi implicato nel crack del Banco Ambrosiano, servì a deviare il colpo.

La casa è un antico edificio nobiliare riadattato. I Montini andavano e venivano dalla città, soprattutto d’estate. C’è ancora in paese chi ha sentito raccontare da genitori o nonni di questo esile ragazzetto che veniva a giocare coi propri figli nei loro cortili. La mamma, figlia unica di un avvocato e presto rimasta orfana, doveva essere una persona affettuosa e dolce, devota e caritatevole che era stata nel prestigioso collegio milanese delle Suore Marcelline, e che forse aveva trasmesso al figlio un certo gusto per la cultura classica, francese in particolare. La casa è rimasta una tipica abitazione borghese di fine Ottocento, sobria nelle decorazioni e pitture, austera nel mobilio, essenziale, compresa la biblioteca che man mano gli interessi e gli incarichi si allargavano diventava insufficiente al giovane studente della Gregoriana, avviato alla carriera diplomatica: prima addetto alla nunziatura di Varsavia, assistente nazionale dei giovani universitari cattolici e infine segretario di Stato su nomina di Papa Pacelli.

Accanto alla casa è sorto il Centro internazionale di studi e documentazione con archivio, biblioteca, aule  di lettura e di consultazione, sala convegni per congressi nazionali ed internazionali. Tutto ruotante attorno al Papa e al suo ambiente culturale e spirituale.

Qui è raccolta una vera e propria Galleria di arte contemporanea, tele, stampe, litografie, pitture, sculture, che sono lasciti o doni di artisti molti dei quali Montini ha conosciuto e sono rimasti in contatto con lui. Paolo VI amava l’arte e voleva riannodare un legame sfilacciato, sanare una ferita tra arte e fede cristiana. “Il mondo, diceva il Papa bresciano, ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione e la bellezza è il riverbero dello Spirito di Dio”.

Ecco spiegata la preziosa raccolta che vede esposti lavori di Magritte, Dalì, Chagall, Picasso, Morandi, Fontana, Hartung, Sironi, Severini, Rouault e tanti altri come i nostri Manzù, Brolis, Longaretti. Si parla di 7000 opere, solo una piccola parte in esposizione. Molti di questi lavori hanno la dicitura: “A Mons. Macchi come dono al Pontefice”. Mons. Pasquale Macchi era il segretario che Montini si era scelto quando era Arcivescovo di Milano e che volle con sé a Roma.

Concesio non ha un vero centro. “E’ sparpagliato” come mi spiega una signora, “qui ci troviamo a Concesio Pieve con la Basilica di S. Antonino; ma forse più interessante è la Chiesa di San Rocco dove è custodita una pala di Palma il Giovane”. A Concesio si arriva attraverso la zona collinare che sporge sulla pianura. E’ la porta della Val Trompia e della minore Val del Garza. Su una di queste colline, meta gradita di passeggiate o di corridori, a piedi o in bici, è il Santuario della Madonna della Stella con piacevole vista sulla pianura. Fu costruito in seguito ad una apparizione: un pastore sordomuto vide la Madonna su cui risplendeva una stella che era più luminosa del sole. Il solido edificio risale al Cinquecento. Diverse persone vi passano in questa ora pomeridiana, alcune sono sedute sulle panchine a godersi il sole. Chissà quante volte sarà salito il Papa bresciano e dove pensava di ritirarsi dopo il faticoso compito di arcivescovo di Milano.


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