Lo si vede già all’imbocco della statale Dalmine-Villa quando si lascia la Briantea. La sua è una posizione strategica. Da lì si controllava il territorio. Sotto transitava la pedemontana, la via che veniva da Bergamo e attraversava il Brembo al Ponte della regina, il ponte romano di cui sono rimasti due basamenti in mezzo al fiume.
Oggi si sale dal paese, un tempo detto Breno, da una scaletta dove sono state poste alcune stazioni della via Crucis, recentemente restaurate con interpretazioni di artisti bergamaschi contemporanei. In breve tratto ci si trova a godere di un panorama suggestivo, da Ponte San Pietro agli Almenno.
Quassù era attestato un castro romano, un muro con una torre. Nel periodo dei conflitti tra signorotti e partiti locali, che poi presero il nome di guelfi e ghibellini, la fortificazione fu potenziata. L’arrivo di Venezia le fece perdere d’importanza. I confini e le relative fortificazioni si spostarono sull’Adda. Guadagnò però il prestigio di luogo sacro.
Da semplice cappella dedicata alla Madonna divenne santuario mariano. La Cappella di Santa Maria divenne chiesa di riferimento per la gente del contado che vi si recava per il battesimo e i bisogni religiosi. C’era un rettore preposto e chierici o presbiteri subordinati. Si raccoglievano lasciti ed elemosine e perciò divenne interessante per le cariche che si potevano ricoprire e come luogo dove far risplendere l’onore di famiglia con commissioni di opere d’arte.
Ebbe tutta l’attenzione delle autorità civili e religiose di Bergamo attraverso nomine, disposizioni e concessioni. Nel 1493 il podestà di Bergamo Francesco Mocenigo dette l’autorizzazione per la costruzione di una nuova cappella accanto, risultando l’antica inadeguata.
I devoti resero sempre più bella la Chiesa della Madonna di Sombreno. C’è una Madonna del latte attribuita ad Andrea Previtali, collaboratore del Lotto in Santa Maria Maggiore. Carlo Ceresa ha curato i quadretti dei Misteri del Rosario nella cappella laterale. Alcuni affreschi sono della bottega dei Baschenis di cui un’Annunciazione di Pietro Baschenis. La pala centrale della Natività di Maria dell’altare maggiore è del pittore veneziano Antonio Zanchi, generosamente offerta da un mercante nativo che aveva fatto fortuna nella Serenissima.
Le guide dell’Associazione del Santuario di Sombreno che ci hanno accompagnato nella visita hanno ben spiegato e mostrato come nei recenti lavori di restauro si è pensato di offrire per alcune pitture la possibilità di vedere il sottostante affresco emerso nel lavoro di restauro.
Nell’originaria cappella della Madonna addolorata la scultura lignea, il Cristo morto sulle ginocchia di Maria,era coperto da un velo dipinto. C’era l’usanza, qui come altrove, di scoprire il blocco statuario quando qualcuno aveva la grazia da impetrare. La si accompagnava con un rintocco di campana. La gente era avvertita e invitata a unirsi nell’intercessione. Tutti segni e gesti di una solidarietà che la nostra società ha smarrito.
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