Nel libro “Come un masso di granito. L’azione sociale di Don Franco Carminati a Grumello del Monte e all’Ufficio del Lavoro di Bergamo”, l’autore Gianpiero Valoti accenna a Giuseppe Perletti, sindaco di Seriate dal 1915 al 1920.
Nato a Grumello il 25/6/1879 da Luigi e Pelizzoli Caterina, morì a Seriate il 24/12/1945. Era avvocato ma soprattutto generoso, competente e intelligente collaboratore di don Franco Carminati e protagonista di primo piano nel movimento cattolico sociale della diocesi. Sono spunti non particolarmente ampi ma sufficienti per delineare i tratti della sua personalità umana, sociale, civile. Nel febbraio del 1908 “si svolge nel salone teatro dell’Oratorio maschile di Grumello del Monte la prima riunione generale di tutti i rappresentanti dei diversi opifici fabbricanti bottoni della provincia di Bergamo per la nomina definitiva della cariche sociali. Dietro insistenza di tutti i presenti, l’avvocato Giuseppe Perletti, che aveva già acquistato tante benemerenze e simpatie nella maestranza bottoniera accettò di assumere la presidenza dell’associazione.”
Nel settembre del 1909 presenziava all’assemblea generale del sindacato bottonieri con la partecipazione di operai e operaie di Grumello, Chiuduno, Telgate, Bolgare, Carobbio. Sempre in quell’anno Giuseppe Perletti definito “fondatore e primo presidente della Lega bottonieri”partecipò alla campagna di sostegno degli operai in sciopero della ditta Gioachino Zopfi di Ranica.
Nel mese di aprile del 1910 si svolsero sempre a Grumello le serate sociali popolari del Circolo giovanile. Tra gli altri intervenne Giuseppe Locatelli che svolse una relazione in tema di “Nascita e spirito delle organizzazioni di classe”. In quegli incontri anche padre Agostino Gemelli offrì un suo contributo.
In una pagina successiva del testo si ricordava che in quella località funzionava la scuola di disegno per gli artigiani:la commissione promotrice era composta da diverse personalità tra cui Giuseppe Perletti.
I primi mesi del 1914 furono un periodo di intenso impegno organizzativo per la comunità di Grumello essendo stata individuata come sede del Congresso Eucaristico di che si svolse per la precisione nei giorni 9,10 e 11 maggio. Del comitato organizzatore diocesano facevano parte monsignor Simone Pietro Grassi, don Luigi Drago, don Cesare Carminati, don Francesco Piccoli. Del comitato locale,invece, erano membri don Francesco Lazzari, prevosto di Grumello, il sindaco dottor Alessandro Azzoni, l’avvocato Giuseppe Perletti “fondatore della prima Lega bottonieri della zona ed elemento di spicco nelle iniziative sociali cattoliche in val Calepio”. Nel 1920, a seguito delle elezioni amministrative del 3 ottobre troviamo Giuseppe Perletti eletto come consigliere comunale. Ci restò poco, fino al gennaio del 1921, in quanto nel frattempo era stato eletto a far parte della giunta provinciale amministrativa per il mandamento di Sarnico; presentò, pertanto, le sue dimissioni che i consiglieri comunali accettarono a malincuore e solo perché costretti dalla normativa; ritenevano, infatti che tra l’essere consigliere comunale e membro della giunta provinciale amministrativa non c’erano veri motivi di incompatibilità.
Da queste poche righe emerge quindi una personalità eccezionale e fortemente radicata nell’azione sociale dei cattolici della sua comunità e della diocesi di Bergamo.
Nel 1915, a seguito delle elezioni amministrative, Giuseppe Perletti veniva eletto sindaco di Seriate. Probabilmente in quel periodo aveva spostato la sua residenza dal suo paese natale alla nostra comunità. Qualche tempo fa, un mio carissimo conoscente mi rivelava che la sua abitazione era posta in prossimità di piazza Bolognini allora il centro effettivo e la zona più popolata di tutta Seriate. E’ facile ipotizzare come tutta l’attività del periodo fosse pesantemente condizionata dallo scoppio delle prima guerra mondiale.
A dire il vero, però, gia nei mesi finali dell’anno precedente, con l’inizio della guerra in tanti paesi europei, si erano evidenziate problematiche straordinarie. Molti Italiani, Seriatesi compresi, infatti, che, negli anni precedenti, avevano trovato un posto di lavoro nei paesi belligeranti erano stati costretti a rientrare in patria. Pertanto, per loro occorreva trovare abitazioni e una occupazione lavorativa. L’amministrazione guidata dal sindaco Perletti si impegnò per questi concittadini organizzando, tra l’altro, iniziative nel settore edile con la costruzioni di nuovi edifici pubblici.
Il quel periodo – 1916 – una questione delicatissima travagliò i concittadini di Seriate. Tra l’amministrazione comunale e il Luogo Pio Bolognini si verificò un grave contrasto. Infatti, a seguito di alcune leggi emanate dal governo all’inizio del secolo che imputavano ai comuni le spese per i farmaci da destinare alle persone meno abbienti, la presidenza del Luogo Pio decise di diminuire i suoi stanziamenti per queste spese. Su questa scelta Perletti non nascose il suo dissenso e aprì un contenzioso che si protrasse nel tempo. Le contrapposizioni coinvolsero, tutte le principali istituzioni del paese. Nel 1920, nelle nuove elezioni amministrative Perletti non si candidò. Nuovo sindaco fu eletto Giacinto Gambirasio.
Perletti ,ormai libero da incombenze amministrative, si impegnò nell’attività del nuovo partito voluto da don Luigi Sturzo: il Partito Popolare Italiano (PPI). Forte della sua lunga ed appassionata esperienza tra l’associazionismo cattolico e reso particolarmente esperto nel campo amministrativo,grazie lla sua attività come sindaco a Seriate, venne subito riconosciuto come uno dei principali esponenti della sezione bergamasca del PPI. Come ben si sa questo nuovo partito era stato fondato dal sacerdote siciliano don Luigi Sturzo, che aveva rivestito importanti cariche nella sua città natale prima e in organismi nazionali a Roma. Fin da subito, mediante questa struttura politica, vennero coinvolti gli esponenti più in vista del movimento cattolico ma Sturzo riuscì dare un orientamento nuovo alle modalità del far politica da parte dei cattolici italiani.
A Bergamo questo partito ottenne fin dalle prime elezioni – nel 1919- un successo clamoroso: in quell’anno ben cinque deputati eletti su sette erano stati candidati del PPI bergamasco ottenendo il 60% dei suffragi. Giuseppe Perletti non era tra loro ma divenne un membro autorevole della cerchia che guidava la formazione dei popolari bergamaschi. Leggendo le cronache di quei mesi troviamo l’ex sindaco presente in diversi quartieri della città e in numerose località della provincia per illustrare i programmi del partito. Così come non mancava anche ai grandi appuntamenti nazionali; per esempio, partecipò al primo congresso svoltosi a Bologna.
Purtroppo, però questo movimento politico a Bergamo fu travagliato da forti tensioni interne; certo la grave crisi sociale ed economica di quel periodo condizionava anche il dibattito interno. Le tensioni erano dovute alle contrapposizioni tra il gruppo degli esponenti più vicini a posizioni molto aperte alle nuove istanze sociali e il gruppo, invece, che sosteneva tesi più moderate. Giuseppe Perletti fu sempre vicino al primo gruppo. Questi contrasti si acuirono ulteriormente quando scoppiò la frattura interna al movimento sindacale cattolico bergamasco. Romano Cocchi sindacalista di forte presa tra gli operai e i contadini, diede vita a un suo sindacato collocato su posizioni radicali. Questa frattura accentuò le divaricazioni anche all’interno del PPI.
Perletti non si lasciò coinvolgere da queste scelte estremistiche. E’ doveroso anche aggiungere, però, che Romano Cocchi, in un suo scritto, si espresse in modo molto favorevole per Giuseppe Perletti, considerandolo un esponente del PPI bergamasco sicuramente autorevole. La reazione fascista, poi, mise fine a queste dinamiche democratiche sia per il partito che per il sindacato.
Giupeppe Perletti, a Seriate in quegli anni della dittatura si ritirò a vita privata limitandosi a svolgere la sua professione di avvocato. Mori nel dicembre del 1945; non poté quindi prendere parte alla nuova fase della rinata democrazia italiana. Da confidenze personali sono venuto a sapere che la prima sede della Democrazia Cristiana di Seriate era situata in una ala della sua abitazione. Il suo resta un esempio di persona fortemente impegnata a vivere nel suo tempo e nella nostra terra in coerenza con suoi ideali di laico e di credente radicato nei valori di ispirazione cattolico – democratica.
Le posizioni politiche di Giuseppe Perletti
Premettiamo che, sulle vicende del popolarismo bergamasco, le ricerche,gli studi non sono né molti né molto conosciuti. Una motivazione a tale situazione può essere ricercata nel fatto che, negli anni della dittatura fascista e, soprattutto, nei due anni finali della seconda guerra mondiale al tempo della Repubblica Sociale di Salò, molti documenti, note personali, diari vennero, per comprensibili motivi di sicurezza, distrutti. Però, pur nella limitatezza delle pubblicazioni, alcune informazioni circa l’attività di Giuseppe Perletti all’interno del PPI bergamasco sono rintracciabili; ne viene dato conto, seppur per rapidi cenni, in questa pagina.
Appena costituito, il partito si organizzò con una giunta esecutiva; ne facevano parte: Giovan Battista Preda (presidente) Giuseppe Gavazzeni (segretario); membri: Callisto Giavazzi, Guido Moretti, e Giuseppe Perletti. Veniva aggiunto anche don Clienze Bortolotti, direttore de l’Eco di Bergamo, considerato un giornale del partito. Tale organismo era composto in modo da esprimere in modo equilibrato la presenza delle componenti della vita del partito: quella dei moderati e quella dei rappresentanti vicini al movimento sindacale.
Le tensioni fra le due correnti si acuirono nell’autunno del 1919, allorché si dovettero scegliere le candidature per le elezioni politiche. In particolare, fin da subito, i moderati contrastarono la proposta della candidatura di Carlo Cavalli. Giuseppe Perletti si schierò subito in suo favore e, durante la campagna elettorale, si impegnò a favore della sua elezione. Non era, però il solo; si posizionarono su questa scelta, figure di primo piano del cattolicesimo bergamasco; tra gli altri mons. Norradino Torricella, che, negli anni successivi emigrò in Francia, dove morì vittima delle tragedie degli anni finali della seconda guerra, mons. Santo Balduzzi, prevosto di Alzano Lombardo, Luigi Rolla e Romano Cocchi rappresentanti del sindacato cattolico. Questa componente nel congresso provinciale dell’anno seguente prevalse sulla parte di moderati; tra loro Giusepe Perletti.
Ma Romano Cocchi, con la sua linea sindacale giudicata estremista, acuì la scontro fino ad una scissione che causò la sua espulsione dal partito prima e dalla CIL (la Confederazione Nazionale del sindacato bianco) dopo. In quei giorni frenetici, nel tentativo di superare i contrasti, si pensò di costituire una commissione composta da Giovanni Rossi, Norradino Torricella e Giuseppe Perletti.
Ma tutto fu inutile; Romano Cocchi fondò un suo partito: Il Partito Cristiano del Lavoro ed una sua organizzazione sindacale: l’Unione del lavoro. Un ulteriore argomento che suscitava contrasti era il tema delle alleanze in occasione delle elezioni amministrative; c’era chi propendeva per la conferma delle alleanze fra cattolici e liberali moderati e c’era chi invece, chiedeva liste completamente autonome: Perletti era per questa seconda posizione.
Nel 1921 venne eletto consigliere provinciale nel collegio di Sarnico, non dimenticando che dal 1920 era consigliere comunale a Seriate. Ma c’era anche un’altra questione ancor più decisiva: era il tema della aconfessionalità. Sturzo, con una decisione storica, aveva indicato la scelta del PPI. Non era stato capito da tutti; anche a Bergamo c’era chi alimentava dubbi su questa indicazione. Il gruppo di Perletti, in un suo documento si espresse chiaramente: ”Noi non accettiamo il termine di cattolic> come base di differenziazione politica. Cattolici siamo tutti, ma non tutti siamo popolari … su questo terreno noi non volgiamo trascinare la religione … Polemiche sul termine <cattolico> non ne accettiamo”.
Pur da queste brevi note, non possiamo non notare la coerenza, la chiarezza delle posizioni politiche di Giuseppe Perletti. Non si schierava con le scelte dei moderati ma non seguì quelle estremistiche dei seguaci di Romano Cocchi. Si potrebbe dire che era un uomo che aveva capito fino in fondo le idee di Luigi Sturzo: era, per dirla con altre parole, un vero e proprio cattolico – popolare. Questa sua linearità non poteva che conferirgli la massima stima ed autorevolezza da parte di tutti i membri del partito. Con l’avvento della dittatura, Giuseppe Perletti non venne meno alle sue idealità; costretto dal regime, lasciò i suoi incarichi e si ritirò a vita privata.