Per Tommaso, partendo dalle cinque vie si possono delineare gli attributi di Dio, e lo si può fare sia per via negativa sia per via positiva. La via negativa consiste nel negare di Dio tutte le imperfezioni della natura, giungendo in tal modo ai suoi attributi.
La via positiva consiste invece nel trovare ciò che è perfetto nella natura ed elevarlo a Dio. Quest’ultima si divide in via causalitatis e via eminentiae. La prima consiste nel far derivare le creature del mondo le informazioni circa le cause che le hanno prodotte. La seconda nel liberare l’attributo in questione dai limiti che esso possiede nelle cose della natura, pensandolo cioè al superlativo.
In virtù della via dell’eminenza non possiamo quindi affermare che tali attributi siano predicati di Dio o delle creature in modo univoco, non sono cioè presenti in entrambi nella stessa misura. D’altra parte, come abbiamo visto, ogni perfezione mondana ha un rapporto di partecipazione e di somiglianza con la perfezione divina, per cui tali attributi non sono nemmeno presenti in Dio e le creature in modo equivoco. Tommaso propone una via intermedia tra assoluta univocità e assoluta equivocità: l’analogia, ossia parziale somiglianza e parziale dissomiglianza. Tommaso ne parla in questo passaggio della Summa: «Nessun nome si attribuisce in senso univoco a Dio e alle creature. Ma neanche in senso del tutto equivoco, come alcuni hanno affermato. Poiché in tal modo niente si potrebbe conoscere e dimostrare attorno a Dio partendo dalle creature; ma si cadrebbe continuamente nel sofisma chiamato “equivocazione”. E ciò sarebbe in contrasto sia con i filosofi, i quali dimostrano molte cose su Dio, sia con l’Apostolo, il quale in Rom. I, 20 dice: “Le perfezioni invisibili di Dio, comprendendosi dalle cose fatte, si rendono visibili”. Si deve dunque concludere che tali termini si affermano di Dio e delle creature secondo analogia, cioè proporzione.»
La teoria di Tommaso cerca sia di dimostrare la conoscibilità di Dio sia di sottolineare il carattere imperfetto e approssimativo di tale conoscenza. Perché, come dice Tommaso, è certo che l’uomo si trovi di fronte a Dio pur sempre come un animale notturno di fronte alla luce accecante del sole.