Ore 5,45, mentre sono in auto verso il posto di lavoro scosto lo sguardo alla fermata dell’autobus. Un ragazzo con il vocabolario in mano. E la mente parte a vagare nei ricordi. Estate 2001, prima proposta della prova d’esame: Cesare Pavese.
Io e miei compagni ci guardiamo a vicenda, ma in quegli istanti non c’era bisogno di parole. Era un gioco di sguardi. Siamo al “Pesenti“, non al liceo, e la pagina di Pavese viene girata in mezzo secondo, in favore di altri lidi più consoni alla nostra idea di maturità.
Passano 5 minuti e davanti al distributore vedo un altro paio di ragazzi con zainetto, ma senza vocabolario (come se poi servisse a qualcosa). In mano sigaretta e cellulare. Qua siamo in modalità zero pensieri e vada come vada, come nella preistorica ma senza attuale canzone di Venditti… in quanto ieri sera la “Claudia” di turno ha detto … “non fermare ti prego le tue mani“. E lì parte ancora la mente a quell’estate: chi non ha mai avuto una sua “Claudia” nell’anno del diploma? Per cui ti metti a fantasticare sul Panda 750 da neo patentato o sulla partita del torneo di calcetto in concomitanza con la terza prova. E per finire i genitori che sembrano tifosi di ciclismo ai 100 metri del Gran premio della montagna “… dai dai che è finita“, con tanto di “ … alla tua età erano già anni che lavoravo e mi mantenevo da solo“. Al giorno dìoggi frasi del genere sarebbero passibili di denuncia. Ma la storia non va mai dimenticata, ci deve ricordare chi siamo e da dove siamo partiti.
Ore 6,00, arrivo al lavoro e poco prima all’ultimo incrocio vedo sfrecciare una coppia su un motorino, lei con lo zaino dietro il cui ingombro sembra poter pensare a un vocabolario al suo interno. Anche per loro giornata particolare. E allora via mentre mi avvio a percorrere gli ultimi metri verso l’ingresso lavorativo penso agli istanti dopo la prova orale. Nel giro di pochi giorni la scuola era finita al mio diciannovesimo anno di età. Di proseguire oltre non mi sembrava il caso, visto il mio percorso “senza infamia ma senza lode“, come scriverebbero nei voti della Gazzetta del lunedì.
Così come il torneo di calcetto, naufragati al primo turno. La mia “Claudia” di Venditti era finita ancora prima di cominciare. Ma va bene così. È stato lo stesso un’estate stupenda, e spero che lo sia per tutti i maturandi di oggi. Ognuno con i suoi diplomi trofei o coppe che potrebbero conquistare o forse no. Perché da oggi impareranno che la vita è tutto tranne che politicamente corretta. Un po’ come trovarsi Pavese al tema di italiano.