L’anagrafe canina e felina del Comune di Bergamo è largamente sopravvalutata. I cani e i gatti vivi e vegeti sono numericamente di meno di quelli effettivamente registrati tramite microchip, un trasponder iniettato sotto la pelle dell’animale. L’anomalia deriva dal fatto che le carcasse degli animali morti e raccolti per le vie di Bergamo, vittime di incidenti, una volta portati dai netturbini all’Aprica (Gruppo A2A) di via Grumello per la cremazione, non sono soggette alla lettura del microchip. Cani e gatti se ne vanno al Creatore, i padroni si disperano per la perdita dell’animale domestico, ma per la burocrazia sono ancora capaci di scodinzolare e fare le fusa. Chi ha scoperto tutto ciò è stata una cittadina di Valbrembo che ha voluto andare a fondo alla faccenda. Il suo gatto è stato investito mortalmente a Valbrembo (in via Madonna della Castagna), raccolto dai netturbini di Bergamo e poi portato, secondo convenzione, all’Aprica. Ma senza che il microchip fosse letto e di conseguenza senza avvisare del ritrovamento il legittimo proprietario (desumibile dalla lettura del trasponder). La procedura è anomala per un Comune che si è vantato a suo tempo di avere promulgato un regolamento (luglio 2017) per il benessere e la tutela degli animali, istituendo pure la figura del Garante degli animali nella persona di Paola Brembilla.
Se non fosse stato per un vicino di casa che giovedì ha assistito alla scena della raccolta del micio investito, probabilmente la proprietaria starebbe ancora aspettando il suo ritorno a casa. Invece, allertata dal conoscente è andata alla sede di Aprica per ritirare il gatto morto e scoprendo, suo malgrado, che non era possibile riportarlo a casa poiché nella cella frigorifera (in attesa, si presume, di cremazione) c’erano un sessantina di animali morti e incellofanati. Anche avendo a disposizione un lettore (cosa che di cui l’operatore non era dotato) ci avrebbe messo un bel po’ a scovare il gatto di Valbrembo. “Poi ho parlato con un responsabile di Aprica – precisa la proprietaria – il quale ha affermato che l’azienda non ha ricevuto istruzioni dal Comune di Bergamo per la lettura del microchip. Un agire che consentirebbe ad una persona autorizzata (di solito un veterinario) di chiudere il segnale del microchip e dichiarare l’animale morto cancellandolo dall’anagrafe“. La proprietaria a questo punto si è mossa con il Garante degli animali, il quale ha scritto al Comune di Bergamo, all’assessore competente Stefano Zenoni, all’Ats e all’Aprica Spa. “In caso in cui l’animale sia rinvenuto per strada – fa presente il Garante nella missiva – è necessario che il gestore del servizio di raccolta e smaltimento si doti, presso la sede, di un lettore di microchip per effettuare la lettura, così da poter notiziare il proprietario del decesso, ed evitargli ricerche spasmodiche anche per anni dell’animale creduto perso, e per poter effettuare le dovute registrazioni all’anagrafe regionale“. La missiva del Garante chiude con l’auspicio di veder colmato “questo vuoto gestionale, anche con soluzioni più snelle di una modifica del contratto d’appalto in corso, trattandosi di adeguamento a normative già vigenti“.