Divertimento in Caissa / 1
Lo scorso 22 febbraio si è conclusa la «Hybrid Cities Cup», ovvero il 1° torneo di scacchi disputato con la modalità «ibrida» inventata dalla Fide. Un’idea di come è andato il torneo si può avere dal sito web ChessBase (al link: https://en.chessbase.com/post/hybrid-chess-celebrates-its-debut).
Detto in estrema sintesi è la risposta della Fide, la Federazione internazionale degli scacchi, alle difficoltà di incontro nello stesso luogo fisico dei giocatori provocata dalla pandemia da Covid 19, che nel corso del 2020 ha di fatto bloccato la quasi totalità dei tornei. Compresi quelli dei Candidati, il cui scopo è selezionare chi sfiderà il campione del mondo in carica, Magnus Carlsen, con titolo in palio. Tale torneo era iniziato a Ekaterinburg, in Russia, il 16 marzo 2020 ma dopo la metà dei turni previsti è stato sospeso (più info sulla Wikipedia al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Torneo_dei_candidati_2020-2021).
I tornei di tipo ibrido hanno un regolamento ufficiale e possono valere per la variazione del ranking elo, che misura in tempo reale la forza degli scacchisti. A certificare la correttezza burocratica degli eventi è la presenza di arbitri in ogni sede di gioco, mentre i giocatori giocano tra loro via internet.
La cadenza di gioco è quella classica, cioè almeno 90’ a testa per tutta la partita più incremento a ogni mossa. Incremento che però è di 35” invece dei consueti 30”, per consentire al giocatore che riceve la comunicazione dell’avversario di effettuare fisicamente la mossa sulla scacchiera che ha davanti.
Per capire se effettivamente la modalità di gioco ibrida ha un valore occorrerà un po’ di tempo, e la disputa di un po’ di tornei. In linea di principio l’idea sembra buona, soprattutto per il motivo che le partite sono abbastanza lunghe per essere anche di qualità. Inoltre la presenza degli arbitri è una forma di garanzia contro il cheating, ovvero l’aiutino elettronico che è l’equivalente del doping nelle competizioni scacchistiche.
I software scacchistici, anche quelli installati sui telefoni cellulari, sono infatti molto più forti di qualsiasi giocatore umano, e il loro utilizzo a partita in corso è sanzionato. La presenza degli arbitri serve a impedirlo.
Va detto che nel corso dell’anno di lockdown si sono disputati molti tornei online, tra cui quelli organizzati dal campione del mondo Carlsen. Ma proprio per evitare il cheating la durata delle partite era ridottissima, tipicamente 3’+2” di incremento. Così la loro qualità è stata spesso bassa, ancor più nella modalità «banter» cioè con i commenti in diretta dei giocatori mentre giocavano.
In sintesi più che partite erano kermesse, in cui si dimostrava che anche i supercampioni possono sbagliare come noialtri spingilegno.
La qualità delle partite, invece, è un valore.
(Divertimento in Caissa è una column, come usa nei giornali internazionali, dedicata agli scacchi – di cui Caissa è la musa immaginaria e ispiratrice. Sarà aperiodica, legata agli eventi principali dell’evoluzione del gioco soprattutto di alto livello ed elettronico. Ma parlerà anche di altro… del senso dell’intelligenza, magari. Se mi verrà in mente)