Da tempo il giornale di riferimento (comunque sempre meno) della nostra provincia promuove spesso iniziative di marketing verso le case-famiglia con articoli cosparsi di immagini strappa-tenerezza. Sappiamo bene che certe forme di assistenzialismo creano sempre parecchi dubbi nell’opinione pubblica e molto imbarazzo e omertà nell’ambito politico. D’altronde nelle nostre zone non siamo abituati a contemplare situazioni borderline dal punto di vista familiare, a maggior ragione se queste poi sono gestite da cooperative che attingono all’erario pubblico per tentare di sistemare ragazzi che potremmo definire disagiati, ma che in altri Stati del mondo sarebbero semplicemente affari loro e di chi li ha messi al mondo.
Ora, se analizziamo il fenomeno dal punto di vista del contribuente medio bergamasco ci permettiamo di sottolineare che al netto delle tasse che si pagano tutti i mesi in busta paga e dei mutui che la maggior parte delle persone aprono per avere un tetto sulla testa per cui nessuno gli sconta nulla, leggere quotidianamente di come sono gestite certe situazioni di case-famiglia (per esempio mega villa con giardino ad uso gratuito più ingenti contributi per ogni ragazzo in affido) gridano vendetta al cospetto dell’Altissimo. Capita pure che i gestori delle case-famiglia si lamentino se un parente prossimo con un duro lavoro da privati, al contrario loro, abbia attinto al bonus Renzi. Uno scandalo secondo il loro illuminante parere.
Anche perché il Vangelo ci ricorda “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio“. Ma come sempre capita in Italia certi temi la politica li evita mentre c’è chi li cavalca pensando che i contribuenti siano vacche da mungere per il cosiddetto “bene comune”.