È notizia di oggi. Il ministro Matteo Salvini pare offeso dall’atteggiamento dei vertici del Lingotto per la questione Stellantis. Sono passati più di vent’anni dalla globalizzazione, ma molti politici continuano ad avere un rigetto nei confronti del mondo economico che si è venuto a creare.
Si sa che chi ha sul suo telefono la App del consenso, con notifiche minuto per minuto, fa fatica a digerire le scelte di Amministratori Delegati le cui sorti poi ricadono su una fetta di elettorato che è da sempre garanzia del proprio status quo di parlamentare. La cosa buffa è che a quei dirigenti l’attuale Governo ha pure diminuito le tasse con il leitmotif classico della destra liberale basato sul “taglio le tasse al ricco e mi aspetto che la sua compiacenza poi ricada a cascata su dipendenti, clienti e indotto“.
Basta i vedere i numeri del debito pubblico e della distribuzione del reddito per capire il risultato di questa politica in Italia. Il tentativo illusorio di una parte di politica di fare credere che sia possibile governare un’economia globale basata sullo spreco (perché grazie allo spreco milioni di persone hanno avuto accesso ai beni di prima necessità nel mondo) e tenere insieme la coesione sociale è a dir poco imbarazzante.
Si riempiono la bocca di italianità, di made in Italy, e poi ti trovi da un giorno all’altro la delocalizzazione in Ungheria o Polonia, e chiedono al CEO di turno di riferire in Parlamento.
Sembra una barzelletta di Pierino. La questione morale viene spostata come fosse una pallina da ping pong con l’ausilio di dichiarazioni alla Friedman il lunedì e alla Landini il martedì. Il tutto per restare ancorati alla poltrona e ai suoi privilegi. Va bene che si avvicina il Natale ma gli elettori lo sanno già che per 364 giorni l’anno ci sono i figli di mamma (e papà) e quelli della serva.