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Anche il compianto vescovo di Bergamo, Monsignor Amadei in una video-intervista del 2014 aveva suggerito quanto fosse “molto opportuno raccogliere testimonianze” che potrebbero aiutare a capire meglio la figura di frate Luciano Mologni di Albino e “permettere alla Chiesa, poi, di valutare se iniziare il cammino di canonizzazione”.

Da allora l’attenzione sul frate cappuccino si è un po’ affievolita e avrebbe bisogno di nuovi stimoli per penetrare più a fondo la sua biografia. Frate Luciano Mologni è scomparso 15 anni fa, nel 2007, all’età di 91 anni. Era padre esorcista della Diocesi (riconosciuto dal vescovo Amadei nel 1991) e padre spirituale della beata Pierina Morosini di Fiobbio. Quanti l’hanno conosciuto e beneficiato dei suoi carismi trovano opportuno che si compia uno sforzo per ricordare una figura emblematica per la Valle Seriana e non solo.

L’ultimo lavoro di un certo rilievo risale al 2014. Si trattava di un documentario (con l’imprimatur alla divulgazione dei frati Cappuccini di Albino), girato e montato da Giorgio Rota di Curno con la collaborazione della giornalista Elisabetta Locatelli e di fra’ Alessandro Ferrari. Un lavoro di memoria che acquistava spessore anche grazie alle musiche di Roby Facchinetti. Infatti, il cantante dei Pooh, aveva dato l’autorizzazione a utilizzare nel documentario una sua composizione, dal titolo “Poeta”, inserita poi nell’album “Ma che vita la mia”.

Fra’ Luciano Mologni (al secolo Marino) arriva al convento dei Frati Cappuccini di Albino nel 1961 e vi rimase per 46 anni. Nasce a Pradalunga il 10 febbraio 1916. Veste l’abito cappuccino nel 1934, emette la professione religiosa temporanea nel 1936, quella perpetua nel 1939 e nel 1942 viene ordinato sacerdote. Nei primi anni del suo ministero, dopo l’ordinazione sacerdotale, è visitato dalla sofferenza fisica causata da una grave malattia polmonare. Infatti trascorre, dal 1942 al 1950, parecchio tempo all’ospedale e in sanatorio. Superata l’impasse fisica, dal 1951 al 1961,  testimonia e annuncia il Vangelo fra gli operai e gli emigranti in Svizzera.

La sua attività ad Albino fu caratterizzata da numerosissime attività tra cui quella di segretario del seminario minore, ma soprattutto per la sua grandissima capacità di ascolto di tutti coloro che si recavano da lui per ricevere una semplice benedizione oppure un aiuto nel discernimento morale. Tanta gente si è rivolta a lui portando sofferenze, bisogni, necessità di ogni tipo. E’ stato strumento della Provvidenza per quanti vivevano in condizioni di povertà economica. Padre Luciano ha scritto anche dei diari, poi pubblicati, dove narra gli incontri vissuti con le persone che si rivolgevano a lui. Da questi scritti emerge come si lasciasse provocare dalla sofferenza, portando nella preghiera il dolore delle persone. Chi ha avuto la fortuna di conoscere frate Luciano lo ricorda come un uomo burbero, schietto ma anche buono ed umile.

Un convinto sostenitore delle virtù eroiche di Frate Luciano Mologni è Marcello Anastasi già consigliere regionale in Calabria (con la presidenza di Jole Santelli) e ora consigliere  comunale nel Comune di Rizziconi (Reggio Calabria). Anastasi ha conosciuto frate Luciano durante la sua permanenza in provincia di Bergamo come insegnante. “Ho conosciuto padre Luciano Mologni nel 1987 – è la testimonianza di Anastasi – in un momento particolarmente buio della mia vita. Senza che lui sapesse nulla di me sono andato a trovarlo. Mi accolse con grande ospitalità e notevole carità cristiana. Nell’immediato mi ha rassicurato addirittura con la capacità di anticipare fatti salienti della mia vita futura. Poi ho avuto modo di avere riscontro diretto delle sue profezie, in quanto si sono avverate. Da lì è iniziato un rapporto durato per molti anni che mi ha consentito di conoscere tante storie di tante altre persone che andavano a cercarlo presso il convento dei frati cappuccini di Albino. Oggi a distanza di 15 anni dalla sua morte non posso che testimoniare il grande bene che ha fatto padre Luciano Mologni per migliaia di persone provenienti anche da ogni parte d’Italia che lui riceveva ogni giorno”.

Tantissima gente che entrava disperata – continua il consigliere – e che usciva rasserenata e tante volte accompagnata, come è successo anche a me, da un profumo di rose. Sono fatti straordinari che non posso fare a meno di raccontare. Credo che padre Luciano avesse straordinari doni in modo particolare, il dono del Consiglio. La gente che andava da lui sicuramente trovava conforto e un motivo in più per continuare a sperare. Mi auguro che nei suoi confronti le autorità preposte, al più presto, si sentano di aprire un fascicolo che possa verificare effettivamente le condizioni affinché padre Luciano non vada dimenticato ma che possa rimanere nella storia della Chiesa come una figura molto importante”.

Chiunque volesse condividere la propria testimonianza di padre Mologni può scrive a [email protected]

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