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Scriveva Bernanos che “se l’animo dei giovani dovesse raffreddarsi, tutta l’umanità si metterebbe a battere i denti“. Fortunatamente negli ultimi anni il termometro della partecipazione delle nuove generazioni ha fatto un balzo in avanti sulla questione del riscaldamento globale e della sostenibilità ambientale. Hanno preso parte alla vita pubblica sprigionando tutta la vitalità della loro adolescenza, perché “vivere vuol dire essere partigiani” come scriveva Antonio Gramsci. Loro, i giovani gretini come tu li definisci, non sono rimasti indifferenti.

Lungo quest’onda, anche grazie al magistero di Papa Francesco che con le encicliche Laudato Si‘ e Fratelli tutti ha proposto un modo nuovo di vivere la modernità, si stanno interrogando e attivando comunità, territori, parrocchie, famiglie, perché il tema riguarda tutti, a livello globale e locale. Insieme alla lotta al coronavirus, è la grande sfida del nostro tempo. Ed è stata una giovane donna ad iniziare tutto questo, con quelle solitarie manifestazioni davanti al Parlamento svedese che i social network hanno saputo velocemente trasformare in uno stimolo spingendo molti a fare la propria parte, ciascuno coi propri limiti e sensibilità. Penso che si possa essere contenti di tutto questo. La strada è ancora lunga certo, ma è stata aperta, e questo genera speranza.

Non in tutti, ovvio, non in te, a quanto pare. Perché in ogni storia ci sono i Pepito Sbazzeguti nostrani, che non ne vogliono proprio sapere di questo nuovo protagonismo dei nostri giovani. Lo chiamano gretinismo, pensano che dietro ogni iniziativa ci sia qualcuno che strumentalizza, pensano che la partecipazione dei ragazzi sia figlia dei macchinamenti di genitori frustrati e obnubilati, che questi bambini sfortunati dovrebbero andare a giocare anziché fare politica e che andrebbero applicate leggi verso i genitori che non hanno gli strumenti culturali, spazzati via da anni di educazione televisiva, per tutelare le proprie creature dall’esposizione mediatica.

Per i Pepito, Greta è la capostipite involontaria di questo imbarbarimento che fa discorsi sconclusionati e viene buttata nella mischia per coprire il vuoto cosmico di idee degli adulti. Nulla di nuovo di questa disillusione di Pepito. Ne scrisse già Gramsci definendola come l’indifferenza “dove affogano gli entusiasmi più splendenti, lo scetticismo di chi piagnucola pietosamente come un eterno innocente, rimarcando la propria assenza da ogni responsabilità”.  Il tutto condito da un rassicurante lo dico da ecologista che ricorda tanto i non sono razzista ma di tempi recenti. I nostri adolescenti, fortunatamente, sono più avanti. Sta a noi lasciarci mettere in discussione o trovare la giustificazione di turno per rimanere seduti.


Riflessione nata da un precedente articolo di Pepito Sbazzeguti dal titolo: Il gretinismo dilaga e contagia i paeselli della Bergamasca