Gioie al tempo del Covid. VIII puntata.
Mai e poi mai avrei pensato di trovare tanta soddisfazione durante le vaccinazioni domiciliari . Ecco la nostra piccola esperienza che ha distribuito tanta felicità alle persone e a noi 2 operatori tanta gioia.
Riprende il racconto dalla Madóna Candelòra perché il Ciapélì ricorda assieme a noi la festa del 2 febbraio: scampanate ogni 15 minuti per le numerosissime messe celebrate nel santuario, il vociare caotico della gente sul piazzale e dei venditori dietro le loro bancarelle stracolme di filato, dolci vari, portógái e bilìgócc, frittelle e tutto a crea aria festaiola e un profumo/odore dolciastro. Ci tiene il sig. Ciàpelì a ricordare un’altro fatto del suo tata (papà). Partiva (siamo subito dopo la guerra) il mattino presto in bici per Sedrina e pescava pesce nelle acque del Brembo senza licenza e con mezzi non consentiti secondo le regole del perfetto bracconiere. Poi caricato il pescato in una cesta di legno e caricato il tutto sulla bici, pedalava con tanta forza sui pedali per le strade sconnesse di Sedrina gridando a squarciagola “pèss dè prìma“ (intendendo “pesce di prima scelta”) mentre i locali intendevano il “pèss dè prìma“ come “peggio di prima” e già in difficoltà per la miseria post-bellica, si scatenavano con parolacce e spintoni per scacciarlo dal paese.
Passiamo velocemente a Villa d’Almè e vacciniamo la famiglia del pitùr (non imbianchino ma da sempre pittore vero: 90 anni ben portati )… e che pittore… quanti ritratti del nostro papa Giovanni; uno più bello dell’altro, tantissimi altri papi e molti altri soggetti. Lo vediamo molto perplesso e titubante di accettare e fare il vaccino (un suo amico coscritto medico glielo aveva fortemente sconsigliato), ma Damiano ed io con modi affabili, cortesi, professionali ma anche spiritosi lo convinciamo in meno di due minuti. In attesa, per osservazione postvaccino, chiedo di vedere dove lavora e sono subito accontentato. Saliamo al piano superiore e ci fa entrare nel suo studio / atelier. Si vede e si respira aria e odore di laboratorio, di colori, di vernice, di tempere… guardo, vedo, contemplo e penso. Lui è molto dispiaciuto, per dolore alle mani, di non più riuscire a usare i pennelli. Alla fine tutti contenti e senza nessuna reazione avversa li lasciamo calorosamente.
Torniamo velocemente ad Almenno: altra famiglia altri quattro persone da vaccinare. Al primo, 92 anni, scappa involontariamente dalla bocca all’inoculo un òstìa e capisco che è un Bergamasco doc. Tanta vita da emigrato (Francia e Svizzera), lavoro duro da boscaiolo, sessantasei anni di matrimonio, tre figli, mai un tradimento pur avendo avuto tante avances anche perché uno zio per scappatelle ha avuto seri problemi al pístùlí. In effetti il signore doveva essere molto attraente perché traspare ancora adesso la bellezza e la simpatia di una volta. Hanno voglia di raccontare questi nostri vecchi e per noi è un godimento divertente ascoltarli. E allora ricorda quando a sei anni con i genitori, come premio per il buon comportamento, è andato a piedi alla Còrna Büsa. Gli leggi ancora oggi sul viso la felicità e la sorpresa di allora ma ricorda anche che al ritorno il papà gli ha fatto vedere la corna del Diàól dove sono scolpiti dei fori irregolari che per tradizione popolare vengono chiamati páss del Diàól. Figurati che paura per un bambino di sei anni: 15 giorni di insonnia e panico notturno e èrèm intestinali poi guarito con tante coccole della mamma. Bèla storia.
Le puntate precedenti:
Gioie al tempo del Covid. Vaccinare con enorme felicità
Vaffanculo, vaffanculo… il vaccino non lo faccio!
In vaccino veritas. Per la badante meglio Hitler di Stalin
Vaccini e misteri. Si chiama Lucia ma sulle carte c’è Adua… e poi il DUE LIRE
Vaccini e amore. Galeotto fu un prete esperto di restauri
Scampata al tifo a 18 anni e ora al Covid a 93. E si vaccina
89 anni a letto, riceve il vaccino. Ma prima la tappa del Giro d’Italia