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Zenone fu il discepolo prediletto di Parmenide. Sappiamo pochissimo della sua vita e quel poco che conosciamo lo troviamo nel dialogo Parmenide di Platone. Zenone, abilissimo nella logica e nella dialettica, si mise al servizio delle teorie parmenidee elaborando una serie di argomenti volti a screditare le critiche rivolte al suo maestro.

Celebri sono i suoi paradossi volti a dimostrare l’impossibilità del moto e del divenire. I più noti sono due: il paradosso di Achille e la tartaruga, e il paradosso della freccia.

ACHILLE E LA TARTARUGA

Veniamo al primo. La storia è questa: Achille e la tartaruga hanno deciso di gareggiare in fuga. Poiché Achille è molto più veloce della tartaruga la tartaruga partirà con un certo numero di metri di vantaggio. Il paradosso è che Achille non supererà mai la tartaruga. Una delle descrizioni più famose del paradosso è dello scrittore argentino Jorge Luis Borges: «Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga nel frattempo percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga nel mentre percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga nel frattempo percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla».

IL PARADOSSO DELLA FRECCIA

L’altro celebre paradosso è quello della freccia che viene scoccata da un arco e che secondo Zenone non è mai in movimento. Anche qui per comprendere il paradosso dobbiamo associare il tempo allo spazio. Se dividessimo il tempo in un numero infinitesimamente grande di istanti scopriremo che in ogni istante la freccia occupa uno spazio definito, pari alla sua dimensione, in quell’istante la freccia e ferma. Per cui se moltiplicassimo gli istanti in cui la freccia è ferma all’infinito avremo una freccia che sta continuamente ferma e non raggiungerà mai il bersaglio.

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Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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