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«Quando Giovanni e Andrea hanno trovato Cristo, non capivano l’aldilà, cosa volesse dire il paradiso, ma avevano lì qualche cosa che era come un paradiso, un pezzo di paradiso: era un pezzo di qualcosa d’Altro. C’è già, è un presente. Perciò la fede è accogliere, riconoscere un presente».
Luigi Giussani

L’Adorazione dei pastori di Matthias Stomer accompagna questa frase preziosa di don Luigi Giussani nel volantone di Natale 2021 del Movimento di Comunione e liberazione. Davanti a questa raffigurazione sono due le bellezze che emergono in modo, a mio avviso, evidente: una è quella prettamente artistica e l’altra, meno immediata, è quella esistenziale che provo a raccontare a partire dalla mia esperienza di cammino in questo Avvento. Leggendo la citazione emerge, in modo evidente, la parola paradiso e quest’ultima, sfidando la mia categoria del già saputo, mi ha profondamente interrogato perché mi ha portato a chiedermi: “Nella società del tempo della nascita di Gesù, come erano visti i pastori e, di conseguenza, quale poteva essere una esperienza capace di donargli momenti di “paradiso?

Considerati, in quell’epoca, come impuri e peccatori, i pastori di Natale erano, di fatto, servi malpagati e sfruttati da parte dei proprietari del gregge e, quindi, sopravvivevano con il furto ai padroni o agli altri pastori con i quali contendevano i pascoli. Dal punto di vista esistenziale sperimentavano quindi, ogni giorno, l’esperienza di essere dei rifiutati e questa consapevolezza generava, giorno dopo giorno, profonde ferite. È quella del rifiuto, guardando anche i testi biblici, è una storia che dura da tanto tempo e che attraversa tutte le epoche arrivando, da un certo punto di vista, anche noi oggi.

Penso che tutti quanti al mondo, in misura maggiore o minore, abbiano fatto esperienza del sentirsi rifiutati e questa può portare con sé, pensando ad esempio ad alcuni brani della Genesi, alla collera e quest’ultima può condurre, a sua volta, anche a crimini generati proprio dal desiderio di vendicarsi del rifiuto, vero o presunto, subito. È questa era la storia dell’umanità anche 2000 anni fa eppure, proprio quella notte a Betlemme, è accaduto un fatto che ha introdotto nel mondo una esperienza diversa.

Se il peggior terrore di un bambino è di non essere amato e il rifiuto, per lui, è comprensibilmente un inferno; analogamente è lecito pensare che l’esperienza di sentirsi accolti per come si è, possa generare una sensazione concreta di paradiso. Ed è per questo che, 2021 anni dopo, l’annuncio dell’angelo ai pastori di Natale ha ancora una straordinaria capacità evocativa perché, dentro una storia caratterizzata da violenza ripetuta, fu proposta a questi “bambini rifiutati che custodivano il gregge” una via d’uscita diversa e potente perché capace di rompere quel magnetismo che, molto probabilmente, avrebbe condotto anche le loro vite dentro una inesauribile spirale di brutalità e sofferenza.

Questa Presenza, come ben indica Don Giussani nel volantone, è ancora forte e attuale ed è incontrabile anche se in una modalità diversa da quella con la quale si è manifestata per la prima volta 2.000 anni fa. Come? Dove? Rispondere a queste domande non può avvenire in modo teorico ma quello che posso dire, guardando anche alla mia esperienza di “bambino che ha sperimentato anche il rifiuto”, è che le risposte a questi quesiti si potranno scoprire facendo un cammino proprio come quello dei pastori di Betlemme subito dopo l’incontro con l’angelo.

“I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro” … il Paradiso, per davvero.

Buona Natale

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About the Author

Alessandro Grazioli

Marito e papà di 4 bambini, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano, Business Unit Eticapro, Consigliere Comunale, scrittore di libri per l'infanzia, divulgatore e influencer sociale su Socialbg

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