Nel 2020 la pandemia da Covid ha 19 ha praticamente azzerato i tornei di scacchi. Quelli tradizionali, perlomeno, giocati in una sede fisica da giocatori seduti allo stesso tavolo. Ma loro cosa hanno fatto? Si sono trasferiti sul web.
E i migliori al mondo sono diventati gli «e-sportivi» più pagati. Il campione del mondo in carica, Magnus Carlsen, è risultato 1° nella classifica stilata dalla rivista Forbes (qui il link all’articolo online) con un guadagno di soli premi di 510˙587 dollari americani. Tra i primi 25 al mondo ci sono anche Hikaru Nakamura, 7° con 324˙645 $, e Wesley So, 12° con 246˙180 $.
Per ottenere quelle vincite, gli scacchisti di vertice hanno partecipato a numerosi tornei organizzati su piattaforme di gioco online come Chess24.com, dove giocavano partite di pochi minuti invece che di alcune ore come nei tornei tradizionali.
In alcuni di quei tornei si è anche abbattuto un uso dei tornei di scacchi: il silenzio della concentrazione spasmodica. I giocatori, infatti, giocavano «banter», ovvero commentando le loro partite in diretta.
Come conseguenza i siti web organizzatori hanno avuto audience di milioni di visitatori, sia in diretta sia in seguito, quando le partite si potevano rivedere e analizzare – come se fossero filmati di YouTube ma molto più coinvolgenti.
Mentre gli scacchisti guadagnavano, altri e-sportivi perdevano… cioè, guadagnavano meno rispetto al 2019. L’articolista di Forbes, Matt Gardner, riporta montepremi in calo del 76% per piattaforme come Fortnite e Call of Duty.
Ma sembra soltanto uno dei cambiamenti che la pandemia ha portato con sé. In alcuni altri articoli qui su SocialBg ho parlato dello sport ai tempi del Covid, che è soltanto televisivo. E rimarrà tale, probabilmente. Stiamo vivendo gli inizi di un nuovo fenomeno. Sono tempi interessanti!