Si parla di identità. Io sono io, diverso dagli altri, qualcosa di singolare, unico. Ogni ente è singolo, determinato, qui, ora, così. L’ente non è un’illusione, non scompare, non è nulla. Ha il suo valore, ontologicamente fondato. L’identità ha un carattere forte, indubitabile. Potrebbe anche non essere; se c’è ha la sua ragione d’essere.
Si vuol risalire indietro, donde viene. Si parla di cause, fino alla causa ultima o causa prima. Dio? Forse; Dio creatore, sostanza dell’essere, causa degli esseri? Forse. Dell’identità qualcosa rimane sconosciuto, come sullo sfondo. L’identità resta indeterminata.
D’altronde l’ente non è semplice, è composto, ha in sé molti fattori, parti in relazione, complessità, non è atomo solitario. Il filo d’erba non è semplice, ha legami, rapporti: un fusto, una radice, il terreno, il sole. L’ente ha una relazione, molteplici relazioni. Le relazioni dell’ente sono infinite, non sono determinabili. Tutte sono manifestazioni dell’identità dell’ente, di parti che mutano con l’ente, in contesti e tempi diversi. L’ente si manifesta divenendo. A volte si parla di caso, fortuna; altre volte di necessità, causa. Anche conoscendo la situazione iniziale poi cosa accadrà? Una cosa nel tempo 1, altra nel tempo 2. C’è una relazione e una diversità. Si mette in dubbio l’identità? Nient’affatto. L’ente ha la sua imprevedibilità, si mostra diverso. Non ce ne accorgiamo; oppure sì, e ne avvertiamo il pericolo, magari la catastrofe.
L’identità è complessità. La vita dell’essente è esposta alla diversità, parti in relazione ma anche confliggenti. L’ente diviene altro eppure l’unità non viene meno con tale diversità. L’essere è necessità. L’E’ è ciò che E’ e il “ciò che è” rende l’essente assoluta necessità, assoluta singolarità. Ma se io sono, determino la mia consistenza indicando ciò che non sono. Sono io e non mio padre o mio fratello o mio figlio. E’ la sedia e perciò non il tavolo o la bottiglia o altro. Ogni determinazione di me sta in relazione ad altro, in relazione con ciò che io non sono. Rimango me stesso, singolo, indeterminabile? Ma così inesprimibile. La relazione manifesta l’essente, ciò che sono. In comunione, la mia singolarità si esprime e viene riconosciuta dagli altri.
L’ente è; non può non essere. L’ente E’ e si trasforma. La sua potenzialità è nell’Essere; e come potrebbe non essere? Il suo essere è nel mutare, ha una potenzialità e può essere ente nuovo. La semplice unica forte identità si fonda nella relazione con l’alterità, nella determinante comunitaria complessa diversità. Emergono i timori per il presente storico. L’ordinamento e la richiesta dei diritti dei singoli sono minacciati, negati in nome di una sovranità autoritaria, in nome dell’unità e identità soffocante. Deboli e fallimentari appaiono le istituzioni che difendono i diritti di ciascuno. Vige il diritto del più forte. Si tratta di una deriva che chiama a raccolta giuristi e politici, e fa nascere l’esigenza di una nuova coscienza filosofica da parte di tutti.
L’ultimo libro di Cacciari s’intitola La passione secondo Maria (Mulino, 2024). La figura di Maria, madre di Gesù, merita una rivisitazione. E’ immagine di donna estranea ad ogni logica di scambio, icona dell’amore gratuito e generatrice di un nuovo ordine. E’ stata una figura centrale nella storia dell’Occidente, e non solo religioso. Troppe volte ridotta a insulso santino, è stata celebrata da poeti e artisti, Dante, Michelangelo, Rilke, per citarne alcuni. Potrebbe essere un’icona tutt’altro che obsoleta anche per noi oggi.
sintesi della relazione di Massimo Cacciari
IDENTITA’ E ALTERITA’
Bergamo Liceo Mascheroni, 12 novembre 2024
all'interno del Programma Noesis 2024/2025