È notizia di questi giorni l’indagine della Procura di Parma su possibile reati di “falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” di due finti genitori che avrebbero falsificato l’identità paterna dei calciatori Amad e Hamed Traore: il primo in forza all’Atalanta, il secondo del Sassuolo in prestito all’Empoli. I fratelli Traore (ammesso che siano fratelli a questi punto) non stanno passando ore quiete. Sentiti dagli investigatori e segnalati alla Questura, rischiano l’espulsione.
Oltretutto la signora Marina Teher, la quale si dichiarò sedicente madre dei due ivoriani, sia dipendente dell’Atalanta anche se ad oggi non si sa da quando sia iniziato il rapporto di lavoro con la società orobica. In tutto questo dedalo a dir poco imbarazzante di identità fasulle e molti silenzi di addetti ai lavori che pare siano arrivati sul pianeta terra ieri, per il lettore medio si spalanca un orizzonte oscuro di come possa essere gestito il business dei ragazzini delle giovanili che vengono pescati in certe parti del mondo dove, sia le istituzioni pubbliche che le famiglie d’origine dei ragazzi, sembrano avere un senso civico pari ad un film western di Sergio Leone.
Se poi al contesto aggiungiamo procuratori sportivi senza scrupoli e situazioni al limite della povertà più assoluta il cocktail è completo. “Segui i soldi” recitava un vecchio film cult hollywoodiano. Tutto il resto è poesia spicciola per i nostalgici e riservisti della questione morale.