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Come un lago profondo, calmo e trasparente, così sereni divengono i saggi, che hanno ascoltato la verità del Dharma. 
Gautama Buddha

Il concetto spirituale del Dharma rappresenta una parte importantissima della cultura buddista e induista: esso è, assieme al karma, una legge universale che governa la nostra vita.

Vivere il proprio dharma significa agire in conformità a questa legge. La parola “Dharma” (धर्म) deriva dal sanscrito[1] e nel tempo è stato tradotto con diversi vocaboli, tra cui “legge” (cosmica, divina, ecc.), “dovere” e “modo giusto in cui le cose scorrono”; alcune volte lo si può tradurre anche col termine stesso di“religione” anche se quest’ultima traduzione è molto generica. L’origine etimologica è antichissima. La radice “dhṛ” sta per “verità”, “base”, “giusto”, ma nella sua forma più antica, ovvero “dharmān”, appare spesso vicino alla sillaba “Ṛta”, ovvero l’Ordine Cosmico a cui tutto si rifà.[2]

Prima di trattare il significato del termine nel buddismo è opportuna una breve trattazione di ciò che intende con tale concetto l’altra grande religione nel quale il dharma è centrale: l’induismo.

Nell’antico induismo il dharma si riferiva esclusivamente alla legge cosmica che ha dato ordine al caos universale. Solo in un secondo tempo il termine si è esteso fino a comprendere anche i comportamenti umani e la società, con riguardo all’idea che il dharma rappresenti l’unica via da seguire per dare un ordine all’esistenza e non lasciarla disperdere nel caos. Ciò include i concetti di dovere, diritti, religione e comportamento moralmente appropriato. Per questo si crede che tutte le cose e gli esseri viventi abbiano un proprio dharma, uno scopo o una funzione specifica.

Nella filosofia induista, per raggiungere la pace interiore e la felicità, è importante seguire il proprio dharma e vivere in armonia con esso. Farlo è un dovere non soltanto nei confronti di se stessi ma anche  nei confronti della propria comunità e dell’universo nel suo complesso.

Nell’induismo esistono vari tipi di Dharma che gli induisti attribuiscono a ciascun individuo: ognuno infatti deve adeguarsi al proprio ordine personale, che può variare in base all’età della persona, al suo mestiere, al suo ruolo nella società e al suo genere. Lo stesso in natura, anche in natura, infatti, esistono una moltitudine di Dharma, ossia di leggi che governano e danno ordine all’universo. Per cui succede, ad esempio durante le calamità, che differenti leggi del dharma entrino in conflitto. Per capire quale fosse la legge più “giusta” si ascoltava il parere di una persona riconosciuta come giusta oppure di qualcuno che si comportasse in perfetta sintonia con le norme vediche[3].

Nel Buddismo il dharma ha un significato diverso, in realtà di significato non ne ha uno solo, ne ha diversi. Innanzitutto esso racchiude tutti gli insegnamenti del Buddha a partire dall’origine della sofferenza fino alla via verso l’Illuminazione. Il Dharma, inoltre, indica anche l’osservazione di tutti i fenomeni su cui si può valutare e misurare: oggetti, eventi, regole, religioni, comportamenti e in generale ogni cosa che può essere osservata, studiata, compresa, diventa parte del Dharma e quindi un insegnamento da tramandare. 

Il dharma viene rappresentato dai buddisti con la già citata “ruota del dharma” che rappresenta, anche questi già trattati, le quattro nobili verità e il nobile ottuplice sentiero (corretta visione, corretta parola, corretta intenzione, ecc.). Ognuno di questi cammini costituisce la via corretta per allontanare la sofferenza e raggiungere l’illuminazione. Per i buddisti, praticare il Dharma significa, nella sostanza, seguire gli insegnamenti del Buddha, compiere azioni virtuose e sviluppare la saggezza e la compassione.


[1]Il sanscrito è una lingua antica dell’India, considerata la lingua sacra dell’induismo, del buddhismo e del giainismo. È una delle lingue più antiche al mondo ed è stata utilizzata per scrivere testi religiosi, filosofici, scientifici e letterari. Il sanscrito è caratterizzato da una struttura grammaticale molto complessa e da una vasta gamma di vocaboli sofisticati e ricchi di sfumature. In India, il sanscrito è ancora studiato come lingua sacra e molte delle sue opere letterarie e filosofiche sono ancora rispettate e utilizzate come fonti di conoscenza.

[2]Informazioni prese da www.metidazionezen.it

[3] Le norme vediche sono un insieme di regole e principi derivati da testi sacri indiani chiamati Veda. Queste norme sono utilizzate nella religione induista come guida per la vita spirituale e sociale dei fedeli. Le norme vediche includono precetti morali, regole per la preghiera e la meditazione, prescrizioni di comportamento sociale e rituali di purificazione. Le norme vediche sono considerate divinamente ispirate e quindi sacre e inviolabili.

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About the Author

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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