Don Riccardo Personé, parroco di Nardò (Lecce) ha fatto parlare di sé dopo la omelia di qualche giorno fa contro i commenti troppo estremisti sui migranti da parte dei suoi parrocchiani dopo l’arrivo di 77 migranti nella zona tra Portoselvaggio e Torre Uluzzo. “Se sono cattolico – ha detto don Riccardo – non posso restare indifferente, non può venire in chiesa chi è in grado di augurare la morte ai bambini, non basta venire a messa”.
L’argomento è politicamente complesso, ma non serve un sacerdote di provincia per sapere che il Vangelo e il magistero della Chiesa sono chiari su certi temi, cosa che invece sfugge a molti cittadini frequentatori di parrocchie e oratori. Don Riccardo fa quello che molti suoi colleghi e superiori non hanno il coraggio di fare: ossia mettere di fronte le persone ad una scelta.
Chi si dichiara cattolico (più o meno praticante) non può cercare di eludere la questione della prossimità ai meno fortunati con le solita questione morale dalle porte scorrevoli. Se l’immigrato dà fastidio, non si è obbligati a santificare le feste e mettersi in prima fila negli oratori. E’ troppo facile prendere quello che fa comodo di ogni contesto o organizzazione e buttare invece la parte che non piace. Quindi tanto di cappello a don Riccardo: si è dimostrato un prete con la schiena dritta e il coraggio di schierarsi.