All’inizio del 2020, con la pandemia da Covid 19 che imperversava nel mondo e con il lockdown, molte aziende si sono dovute fermare. La risposta di numerosi governi, compreso quello italiano, è stata di stanziare fondi per aiutarle.
Una delle imprese coinvolte è stata Ikea, che nel mondo ha 374 negozi e ha dovuto chiuderne 300. Con previsioni di un calo di vendite del 70-80%. Quelle previsioni erano sbagliate. Il calo di vendite c’è stato, ma soltanto del 10%. E così l’azienda ha deciso di restituire i fondi ricevuti in 9 Paesi della Ue e negli Usa. In Italia quei soldi erano serviti per la Cassa Integrazione dei dipendenti, che Ikea ha deciso di pagare con fondi propri invece che aspettando quelli statali.
Questa notizia (che in internet si trova su numerosi siti, tra cui quello della rivista Millionaire) è ormai «vecchia» dal punto di vista giornalistico: è stata pubblicata a metà giugno. E in quei giorni poteva sembrare che soltanto aziende multinazionali e dalle spalle finanziarie forti potessero permettersi simili comportamenti.
Ma oggi, ad agosto quasi terminato e con le spiagge ancora piene, si vede che non è così. L’economia mondiale non si è affatto fermata, o almeno non nei termini catastrofici che ci si aspettava.
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