La RAI, servizio pubblico non solo per l’informazione ma anche per la cultura, in occasione delle festività di fine anno, trasmette tradizionalmente, e in abbondanza, concerti di musica classica. Una sorta di babbo natale o di befana pronti a elargire dalle loro calze o zaini, perle di musica. Peccato, perché poi nel corso dell’anno la Rai suona tutt’altra musica: quella rock, pop, rap peraltro già di casa quotidianamente in tutti i TG di tutte le reti generaliste per informare minuziosamente il pubblico sulle ultime incisioni discografiche dei divi e dei big (già dominatori dei social.)
E benvenga. Tutta la musica, sottolineo tutta, è musica. Dunque a fine anno, dulcis in fundo, la classica, riservata un tempo alle ore piccole per pochi eletti e oggi passata a miglior sorte grazie a RAI 5, canale dedicato alla musica e all’arte in generale (teniamocelo stretto), pare miracolosamente risorgere dai cassetti ammuffiti. Come se l’esser tutti un po’ più buoni a Natale vada di pari passo con l’offerta bevola di un posticino riservato al genere classico. Quasi a sottolineare che la musica classica (nota bene, “nata” proprio in Italia) non sia roba per tutti i gusti e per tutto il grande pubblico, ma oggetto di culto per un pubblico “colto”. Il metodo migliore per rimarcare steccati e confini laddove non non ce ne sarebbe proprio bisogno. Essendo la musica, totalmente e in tutte le sue definizioni stilistiche, espressione universale e trasversale del genio umano; il cui vocabolario, a differenza delle varie lingue nazionali, proprio perché privo di specifico alfabeto, risulta comprensibile a tutti.
Ecco che a Natale il nostro benemerito servizio pubblico, vista anche la carenza educativ musicale nel sistema scolastico, ci porta in regalo tanti doni sonori firmati Vivaldi o Bach piuttosto che Strauss o Puccini. Eh già, Puccini. Infatti, il primo di gennaio, preceduto da una settimana di serrata pubblicità sulle tre reti, in prima serata RAI 3 mandava in onda un Viva Puccini all’insegna della bacchetta femminile più seducente e patinata del momento ancorché emblema della riscossa musicale in Rai, e non solo, della destra al governo: Beatrice Venezi. Affiancata da Bianca Guaccero in veste di presentatrice. Da subito è sembrata una trasmissione appositamente cucita sul lancio generalista della Venezi più che allo spessore culturale di un personaggio complicato come Giacomo Puccini. Il narcisismo fatto spettacolo e il resto… buonanotte ai suonatori.
Apparato scenico e scenografico delle grandi occasioni (a metà tra il faraonico e il circense) e orchestra sinfonica blasonata (Nuova orchestra Scarlatti). Ospiti-specchietto per le allodole come Malika Ayane, Maurizio Solieri, Frida Bollani, ma anche Gianmarco Tognazzi e Giordano Bruno Guerri.
Al netto di inserti cabarettisti stile circolo dopolavoro ferroviario (l’imitazione di Augias), lo spettacolo Viva Puccini è stato giocato tra arie d’opera (abilmente scelte per la loro semplicità, tutte in comodo 4/4) del maestro di Lucca e pezzi pop-rock, ma anche la colonna sonora di Guerre stellari sempre sotto la bacchetta della Venezi. Uno spettacolo un po’ sconclusionato e soprattutto altamente autoreferenziale a partire dalle assai compiacenti e mirate inquadrature sulla figura direttoriale della Venezi di rosso lungovestita, con tanto di farfallone, fuori stile. Velleitario e fallito, a nostro parere purtropppo, anche l’intento, sempre mediaticamente strombazzato, di avvicinare Puccini e la lirica ai giovani o comunque a un pubblico non di aficionados. Dati alla mano, una debacle. Viva Puccini ha raccolto 750 mila spettatori pari al 5% di share! Nemmeno gli aficionados!
Consoliamoci appassionati di musica: fortunatamente nei giorni precedenti, la RAI e quasi sempre in diretta, ci regalava, appunto, vari concert. Tutti con opportuno contesto “scenografico” e coerenza cerimoniale, ovviamente: Muti che ha diretto la “sua” Cherubini in Senato per gli auguri di fine anno, il concerto natalizio dalla Basilica di Assisi, il concerto di capodanno dalla Fenice di Venezia e il concerto di capodanno (in differita) da Vienna anche questo diretto da Muti. È stato scritto che “La bellezza salverà il mondo”. Ma c’è bellezza e bellezza.