C’è una generazione di bambini sfortunati. Figli di genitori frustrati, cresciuti obnubilati dai media ancora prima che dai social, vengono strumentalizzati per le cause (perse) dei genitori e sottratti alla loro età per fare giochi dei grandi, come la politica. Aveva ragione De Luca, ultimo vero erede della tradizione teatrale napoletana: sono bambini svezzati da cyber mamme con latte al plutonio. Sulla stampa locale si racconta di un ragazzino incuriosito da uno scempio ambientale. Con tanto di permesso scritto dei genitori che però se ne sono rimasti a casa. Ha voluto constatare con i propri occhi la costruzione di un piccolo ponte per l’attraversamento di un torrente in un parco naturalistico, in sostituzione di una malferma passerella. Serve aggiungere altro per inquadrare?
Oggi ho letto di mamme e pargoli che hanno abbracciato una scuola elementare per protestare contro la didattica a distanza e non si contano più i bambini mollati dai genitori fuori dalle scuole a studiare all’addiaccio per protestare contro la chiusura delle scuole causa virus. In effetti una gran seccatura i bambini a casa per dei genitori che lavorano, ma farli protestare/studiare per un inverno al freddo fuori dal portone dell’istituto scolastico pare più un’educazione siberiana. Anche al mio paesello hanno messo in strada delle bambine per protestare contro il taglio di qualche alberatura su un viale, nascondendosi poi dietro una di queste piante frondose per vedere l’effetto che faceva. Patetico.
Qualche genitore potrebbe dirmi di farmi i fatti miei, che non ho nulla da insegnare riguardo ai figli non avendone. Può darsi, ma non credo. Fino a pochi anni fa, periodo meno barbarico, si facevano leggi per tutelare l’utilizzo dei minori da parte della politica e sui media. Queste leggi andrebbero applicate anche ai genitori che non hanno gli strumenti culturali, spazzati via da anni di educazione televisiva, per tutelare le proprie creature dall’esposizione mediatica. Basta scorrere qualunque social media per rendersene conto.
Certo i cattivi maestri non mancano, politici nostrani e fenomeni globali. La capostipite involontaria di questo imbarbarimento è senza dubbio Greta Thunberg. Una bambina malata, sindrome di Asperger poverina, che i genitori decidono di affrontare sbattendola alla guida di un movimento mondiale per la tutela dell’ambiente. Non voglio entrare nel merito dei discorsi sconclusionati, lo dico da ambientalista, della Greta bambina, sarebbe crudele. Come crudeli sono i genitori, i ghost writer, gli esperti di marketing e i facoltosi finanzieri che hanno deciso di usarla con questi discorsi per i propri obiettivi. Gianni Bonconpagni e Ambra Angiolini, per restare alla cultura pop/tv degli anni Novanta, almeno non lo nascondevano.
La spia però di questo gretinismo, involontariamente assonante al cretinismo, è allarmante: in un panorama pubblico dove il più sano ha la rogna, tutti sono sputtanati, argomenti non ne ha nessuno e domina la paura, ecco che vengono gettati nella mischia persino i bambini. Gli unici non ancora sputtanati per coprire il vuoto cosmico di idee, argomenti e visione degli adulti. Mi spiace aver parlato della malattia della Greta Thunberg e sono certo offenderà qualcuno, ma l’utilizzo delle fragilità è proprio il passo successivo degli esperti di comunicazione: quando neanche l’innocenza basta più, da usare come foglia di fico per mettersi al riparo dalla realtà.
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