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E’ un medico di famiglia. Ha quasi 70 anni e per il lui il prossimo 6 aprile scatta la pensione.  Ma per libera scelta vorrebbe continuare ad esercitare soprattutto in un periodo, esasperato dal Covid, nel quale la medicina territoriale avrebbe estremo bisogno di dottori in gamba. Ma non è possibile. La legge va contro il desidero del medico Valerio Albani Rocchetti, stimato professionista di Almè. Ha bussato all’ordine dei medici di Bergamo, ha scritto a due parlamentari, ha incontrato i dirigenti dell’Ats. Ma nulla da fare. Gli dicono “Bravo Valerio, il tuo proposito è encomiabile, ma è cosa lunga e complicata”. Ergo: meglio lasciar perdere. La stampa (la sua lettera è stata pubblicata dal Corriere e da PrimaBergamo) è la sua “ultima spiaggia prima per una causa” che ritiene “necessaria e utile”.

Ha contattato anche con dodici suoi colleghi, anche loro prossimi alla pensione. Una decina avrebbero manifestato la voglia di continuare, di essere utili, di non lasciare soli pazienti con i quali hanno instaurato un rapporto di fiducia. Precisa Valerio Albani Rocchetti: “In questo contesto e conscio della grave carenza di medici di medicina generale del territorio (pensionamenti, malattie, decessi accompagnata da una pessima programmazione dei rimpiazzi) e consapevole delle difficoltà dei pazienti privi del proprio curante di riferimento, ho deciso prossimità del mio pensionamento obbligatorio per età (70 anni) di continuare il lavoro di medico di famiglia per i miei pazienti”. Detta così sembra facile. “Mai avrei pensato – continua il medico di Almè – di trovare tante difficoltà per questa scelta tanto semplice”.

Ricorda l’incontro all’Ordine dei medici di Bergamo. “Era un giovedì sera e il presidente era in ufficio con una collega (la segretaria regionale Fimmg, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale). Ho esposto ai due miei colleghi il mio sogno. Sinceramente non ho ricevuto il supporto che speravo, ma un’accoglienza tiepida che mi ha molto meravigliato.Il Presidente ha evidenziato le enormi difficoltà a soddisfare la mia richiesta perché tutto normato da leggi e la eventuale soluzione sarebbe dovuta passare attraverso un iter parlamentare. Infine mi ha consigliato di sentire un paio di onorevoli e esporre a loro le mie motivazioni”.

Sei in tutto: 1) la situazione emergenziale che la nostra provincia sta vivendo; 2) la grave mancanza sul territorio di medici e ulteriori pensionamenti nei prossimi mesi; 3) l’estremo disagio dei pazienti nei nostri paesi per il subentro (dove questo è possibile) di medici sostituti a tempo determinato; 4) la mia voglia di continuare a fare del bene alla mia gente; 5) la richiesta su base volontaria magari rinnovabile ogni 6/12 mesi fino a quando perdura questa emergenza; 6) la disponibilità a ridurre il numero dei miei pazienti a 600/800 pazienti in modo da non ostacolare eventuale inserimento di giovani medici.

Albani Rocchetti confida nel superamento dell’ostacolo legislativo dei 70 anni con emendamenti provvisori o quant’altro sia possibile fare. Come risposta il riferimento a tanti decreti, articoli, commi, ma nessun via libera formale affinché possa continuare ad esercitare. Il suo appello, comunque, sta facendo il giro della penisola. Da Avellino un collega gli invia una delibera dell’Asl di Avellino per un medico 70enne che è stato autorizzato a lavorare. Forse c’è una speranza, se alla legge si contrappone il buon senso.

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