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“Vi aspettavate di vedere un concerto, invece vi siete trovati davanti a un muro di silenzio. Non vi abbiamo preso in giro. I vostri artisti non vi hanno voluto fare un brutto scherzo. Abbiamo voluto trasmettervi un messaggio. Farvi capire qual è la situazione in cui ci troviamo”. Inizia cosi il lungo messaggio pubblicato dalla pagina facebook di Ultimo Concerto, nella serata di ieri, dopo che è stato svelato quanto era stato preparato. Un messaggio chiaro, diretto, per spiegare il perché e provare a sensibilizzare l’opinione pubblica.

Un messaggio che forse era dovuto, perché mentre tutti si aspettavano concerti in live streaming, in realtà quello che è stato messo online ieri sera alle ore 21 è stato un sito web dove era possibile selezionare un video tra una serie di cortometraggi girati da tutti i protagonisti all’interno dei Club d’Italia che hanno aderito all’iniziativa. Videoclip che raccontano perfettamente senza parole il momento storico che stiamo vivendo. L’assenza di musica, il silenzio, lo smarrimento, l’incertezza.

La delusione è stato molta, e da parte di tutti e da una parte è anche comprensibile. Ma dopo la delusione erano due le strade da poter percorrere: capire, comprendere il perché di tutto questo o sentirsi presi in giro. In realtà per quanto mi riguarda la strada sera solo una, la prima. Ma si sa, non siamo tutti uguali, non tutti abbiano la stessa visione di quanto accade e soprattutto non tutti abbiamo voglia di immedesimarci negli altri. Ed ecco allora che i social hanno lasciato spazio anche a tanta rabbia, a messaggi di persone da tutta Italia che si sono sentite prese in giro dai proprio beniamini. In fondo la rabbia è pur sempre una reazione, ma non è di certo paragonabile alla rabbia che i gestori di questi locali, che gli artisti e tutte le figure che ruotano attorno al panorama musicale italiano stanno provando in questi mesi, nel sentirsi totalmente abbandonati, senza certezze.

Si sa, per un fan l’attesa di un concerto è un momento magico. Io stessa amo la musica e la voglia di ascoltare musica live è tanta. Allo stesso tempo credo che la delusione del non aver visto un concerto ieri sera non sia minimamente paragonabile alla portata del problema che questi videoclip hanno voluto mettere in luce. Mi fa comunque strano pensar che mentre ci sono persone che sono arrivate a togliersi la vita, altre che hanno dovuto totalmente rimettersi in gioco per poter sopravvivere in questa situazione di incertezza, cambiando magari completamente lavoro, ci siano persone che sappiano solo pensare alla delusione di non aver visto un concerto.

C’è da dire una cosa a discolpa di queste persone (forse). Molti si sono chiesti perché dovessero essere loro a subire questa presa in giro (la chiamo cosi solo perché così è stata definita da loro) quando sono in realtà le istituzioni a dover far qualcosa. Noi non possiamo cambiare nulla probabilmente è vero, ma se nemmeno noi comprendiamo, non è già questo assurdo? E comprendere è anche capire e condividere il messaggio di ieri, non solo dire “si mi dispiace per loro” e poi però lamentarsi per la presunta “presa in giro”. La speranza e l’unica arma ora è quella che se ne parli, che ci si renda conto veramente della situazione tragica che queste realtà stanno vivendo, perché molto probabilmente non è ancora così chiaro. Niente nei confronti di queste categorie, ma è chiaramente più facile vedere il disagio di bar e ristoranti, di impianti sciistici, di attività di vario tipo. Più difficile è pensare a tutti questi operatori dello spettacolo troppo spesso relegati allo svago e per questo ritenuti meno “indispensabili”. Certo, non sarà indispensabile per la nostra sopravvivenza un concerto, ma per chi ci lavora e con quei guadagni ci vive, lo è.

Serviva un messaggio forte? Qualcosa che smuovesse le coscienze, che facesse capire a tutti che qualcosa non andava? Eccolo servito su un piatto d’argento. La delusione di un fan poi passa. L’incertezza per il proprio futuro e quello della propria famiglia non passa così facilmente. Voglio augurarmi che il messaggio che è stato trasmesso grazie alla campagna “Ultimo concerto?” sia stato talmente forte, talmente sconvolgente, che serva solo del tempo per essere compreso.

Purtroppo però non sono cosi veramente ottimista, le reazioni (anche se di minoranza) di alcune persone digitate sui canali social di tutti gli artisti coinvolti mi fanno pensare che ci sia ancora troppa gente che relega il mondo dello spettacolo al divertimento. Che non si rende conto che dietro ad uno spettacolo ci sono persone che hanno le stesse necessità, gli stessi bisogno e gli stessi diritti del loro parrucchiere, del loro meccanico, del loro commercialista o del loro medico.

Se non sono certa che tutti capiranno, sono invece certa che grazie a questa campagna si smuoverà qualcosa. E si spera non siano solo gli animi di chi si rende conto che le cose devono essere sistemate prima che sia troppo tardi. Io dico grazie a “Ultimo Concerto”, è stata una pugnalata al cuore certo, ma serviva, eccome se serviva.

Roby Facchinetti per l’Ultimo Concerto dal Druso di Ranica

Protagonista della manifestazione nella nostra Bergamo è stato Roby Facchinetti, dal palco del Druso di Ranica. Vediamo insieme il videoclip realizzato da una compagnia di produzione video e cinematografica di Bergamo, i DMP (Desmond Movies Pack).

Nel breve cortometraggio la preparazione del concerto, l’attesa, la concentrazione. Tutte cose che fino ad un anno fa erano per molti la quotidianità. Attimi e momenti che svaniscono quando improvvisamente nasce nello stesso arista la consapevolezza che di fronte al suo palco questa non c’è nessuno. Nessuno che esulta, nessuno in trepidante attesa, nessuno che canterà con lui. A questo punto non resta altro da fare che chiudere il pianoforte e andarsene, aspettando “il prossimo concerto”.

Per maggiori informazioni: www.ultimoconcerto.it