Ci risiamo. L’ennesimo exploit politico di un leader “nuovo” della sinistra moderata che cerca di farsi largo puntando su una novità editoriale. Il libro-intervista del sindaco di Bergamo Giorgio Gori sull’impatto che ha lasciato il virus sulla città è sulla bocca di tutti. La biografia (a quattro mani con il giornalista Franco Cancellato), farcita di Covid e di politica locale e nazionale dell’ex direttore di Canale 5 si articola su due linee. C’è la descrizione della pandemia dell’inverno scorso a Bergamo e la gestione della stessa con tanto di descrizione delle mancanze da parte di Regione Lombardia. Successivamente Gori fa un quadro generale dell’Italia come lo fecero prima di lui Renzi, Veltroni, Prodi. Propone idee e contenuti anche interessanti per chi crede in un vero sviluppo di uno stato moderno e al passo coi tempi.
E’ opportuno sottolineare un paio di cose. Far notare gli errori di Regione Lombardia nella gestione pandemia ci può stare fino ad un certo punto, visto che lo stesso Gori ha preferito rinunciare al ruolo di opposizione al Pirellone per confermarsi numero uno a Bergamo. In secondo luogo quando denuncia le mancanze dei ritardi per il tracciamento dei positivi dovrebbe ricordarsi che la macchina pubblica funziona in maniera diversa da una ditta privata. Nel 1994 se ne lamentava pure il suo datore di lavoro per tanti anni (il Berlusca) dei meccanismi statali. Ma possibile che un uomo del suo calibro non sappia che la democrazia ha dei costi altissimi? Non è possibile comparare il sistema pubblico alla velocità che avrebbe quello privato. Probabilmente se avesse avuto la possibilità di verificarlo dopo le “regionali” di due anni fa l’analisi sarebbe stata diversa.
Sulla questione Italia, invece, giù il cappello per la miriade di proposte che si leggono nel nuovo libro di Gori. A partire dalle infrastrutture ai servizi per finire alla proposta per decentralizzare la contrattazione salariale: da nazionale ad aziendale. Peccato che molte delle architravi delle idee suggerite vengano viste, ancora oggi, come fumo negli occhi da molti del suo partito. Si può citare Blair come esempio ma bisogna anche avere il coraggio di fare delle scelte e mettere all’angolo chi nel PD ha sempre avuto un coltello per pugnalare alle spalle il proprio leader.
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