Nel 2014 uscì nei cinema un bellissimo film dal titolo “Il Meglio di me” il quale raccontava, in modo reale e toccante, la storia di due adolescenti cresciuti nella stessa cittadina di Oriental, ma con un’educazione e stili di vita completamente opposti. Lui è Dawson, spirito ribelle con una difficile situazione familiare e cresciuto prematuramente in modo autonomo; lei è Amanda, una ragazza di buona famiglia educata alle buone maniere, ma che non ha mai tollerato le rigide regole imposte. Un giorno, nella vita di entrambi, arriva un uomo anziano e vedovo di nome Tuck che, accogliendoli, li accompagna nel loro percorso di crescita come coppia aiutandoli a scoprire realmente cosa vuol dire “dare il meglio di sé”.
Credo che ognuno di noi, guardando la propria esperienza, potrebbe individuare il suo “Tuck” (uomo o donna che sia) e, osservando la mia, posso dire che sicuramente Julian Carron, presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, è uno di questi e pertanto, visto anche il drammatico periodo storico che stiamo vivendo, trovo nel suo nuovo libro “Educazione. Comunicazione di sé” una straordinaria opportunità che desidero condividere.
La presentazione ufficiale del nuovo libro di Julian Carron avverrà il 30 gennaio (ore 21) sul canale YouTube di Comunione e Liberazione. Per aiutarci ad approfondire i temi che verranno trattati poniamo alcune domande a Tommaso Minola responsabile diocesano della Comunità di Bergamo di Comunione e liberazione:
- In questo tempo di DAD il tema educativo è tra i più discussi su tutti i media: qual è l’idea di educazione che viene presentata in questo libretto?
Senza voler essere esaustivo, ci sono due cose che mi hanno colpito. La prima è – come diceva don Giussani (fondatore di Comunione e Liberazione e grande educatore) – che l’itinerario alla scoperta del Vero è “vivere intensamente il reale” e che l’educazione è “introduzione alla realtà totale”. Se sono vere queste due affermazioni, significa che è possibile ora, per me e per te che stiamo parlando, sentirsi al proprio posto, dove siamo; esiste la possibilità di una strada per essere felici “semplicemente” accostandosi, stringendosi, seguendo, quello che abbiamo davanti agli occhi. Mi sembra che dia grande speranza! La seconda cosa è che questo non si può vivere da soli, serve un’energia, che dia questa speranza, e accenda il desiderio. Serve qualcosa, o meglio, qualcuno: lo vedo nei miei figli, ad esempio. La loro certezza di essere voluti bene dal papà e dalla mamma li rende lieti, speranzosi e per questo “coraggiosi”; è bellissimo osservarli mentre si addentrano nell’avventura della loro vita con questa lanterna, questo faro che chiamerei “affettivo”. Un altro bell’esempio è quanto hanno scritto gli alunni di una mia amica docente che, in DAD, si è trovata a dover organizzare una lezione/testimonianza in condizioni non facili. L’esito dev’essere stato bello, tanto che i ragazzi alla fine le hanno scritto: “ci è piaciuto moltissimo l’intervento della persona che ha invitato: la gioia con cui parlava del suo lavoro ci ha fatto venir voglia di trovare qualcosa in futuro che faccia sorridere anche noi a livello professionale”.
- Nel nuovo libro di Julian Carron una delle parole più ricorrenti è “realtà”: qual è il nesso tra educazione è realtà?
Credo di aver già detto qualcosa prima. Però sicuramente ora più che mai, con la DAD e le sue conseguenze, la possibilità di vivere intensamente tutta la vita è decisiva. Mi sembra che quando c’è un’attesa, anche la DAD o una difficoltà anche drammatica, possono accendere il desiderio di cui sopra e non inaridire. È interessante che nella lettera al Corriere che ha dato vita a questo dibattito, uno degli insegnanti dica ai suoi ragazzi: “Il senso della vita vi verrà a trovare. Ve lo assicuro”. Io penso che i nostri ragazzi siano più che mai nostri compagni in questo dramma. Anche noi adulti abbiamo bisogno di essere educati, sempre, nel vivere la realtà. In questo senso è impressionante la lettera che ho letto recentemente (LINK2), in cui un nonno racconta il dramma del nipotino morto dopo 30 minuti per una malformazione congenita. Nella vicenda di questa famiglia, ho trovato la descrizione di un modo di vivere che, per intelligenza e tenerezza, vorrei tanto fosse anche il mio!
Dalla ricchezza delle risposte fornite iniziamo a cogliere come questo nuovo libro di Julian Carron (qui il link per acquistarlo) possa essere un valido aiuto a comprendere la profonda relazione tra “il comunicare il meglio di sé” in tutti gli aspetti della vita e la fede cristiana purché vissuta, ogni giorno, non teoricamente ma in modo concreto.