Sono giorni caldi per la politica italiana. In particolare per la questione del terzo mandato che riguarda De Luca e Zaia. Sembra fare sorridere che quello che può dividere a livello di welfare pubblico quando si tratta, invece, di interessi o ambizione privata fa andare d’accordo anche i rami più estremi delle espressioni politiche. Si perché il “fai due mandati e poi vai a fare altro” (Come in America) dovrebbe essere un caposaldo dell’architrave di uno Stato liberale e democratico. Ma non per qualcuno, che arrivato ad un certo livello di potere (ma anche di portafoglio) tenta sempre di forzare le regole a proprio vantaggio.
Da praticante e volontario da più anni della politica locale sono nauseato dall’ irriverenza e dalla sfrenata e cieca ambizione di certe persone che pensano che senza di loro il mondo finisce. Ci sono migliaia di persone dietro De Luca e Zaia che hanno lavorato gratis per il loro successo, e pagano una tessera annuale, e alla maggioranza di questi verrà negata anche la più piccola scrivania in una partecipata. È a dir poco irrispettoso nei loro confronti. Gente che dopo il lavoro si presenta il sabato mattina al mercato col gazebo senza prendere un euro, e ad ogni tornata elettorale vedono le stesse facce da anni.
Ma che problema anno? Ambizione? Visibilità? Soldi? Fama? Ricchezza? Non ne hanno abbastanza? Non hanno nessun rimorso di coscienza per le opportunità che hanno avuto loro a differenza della base? Probabilmente no, si sentono indispensabili alla causa. Ogni giorno si parla di disuguaglianze sociali da limare, di coesione sociale, e tanta altra poesia. Ma l’importante è che poi “io mi candido per l ennesima volta e tu te ne vai al gazebo il sabato mattina“.
Immagine di copertina generata con Grok