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Dalla firma e dalla scrittura di Robert Oppenheimer, fisico statunitense invenore della bomba atomica, emerge un’intelligenza raffinata che cerca di trovare sempre spunti nuovi per arricchire il suo bagaglio di conoscenze e portarlo quindi a scoperte personali che arricchiscano la ricerca scientifica a livello mondiale.

Tutto ciò è manifestato da una scrittura minuta (vedi dimensione ridotta delle lettere minori) che segnala una forte capacità di concentrazione e da un apprezzabile senso critico (vedi abbondante spazio tra le parole) con l’intento di rafforzare la profondità di pensiero, attraverso una personale capacità astrattiva della mente e un’incassante e profonda verifica. Occorre ricordare che Oppenheimer, dopo lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima, sentì di aver provocato un disastro e procurato la morte ad un numero infinitamente grande di persone. Tale sentimento di sconforto per l’avvenuta devastazione non lo lascerà mai, tanto da creare in lui punte di depressione. Infatti, lo spazio eccessivo tra una parola e l’altra e la dimensione piccola della scrittura sono segnali di possibile calo del tono umorale ed egli, essendo uno scienziato coscienzioso, era ben consapevole del fatto di aver creato qualcosa di mostruoso.

È però pur vero che ogni errore, anche crudele, può prevedere il ravvedimento, cosa che è regolarmente avvenuta nel fisico americano: col tempo riprese ricerche e collaborazioni scientifiche assai fruttuose. La scrittura, ormai affermata ed accettata anche da eminenti scienziati, esprime tutto ciò che siamo o cerchiamo di essere, ossia il conscio e l’inconscio; quindi, essa possiede quella fine capacità di esplorazione che permette di evitare sbagli interpretativi.

Oppenheimer ha riscosso la stima di molti scienziati perché ha ammesso il suo grande errore, pagandolo sia con la salute, sia mettendosi al servizio di una ricerca che andasse in aiuto della società. Così, anche se lui è da anni passato a miglior vita, il suo messaggio ai potenti è ancora quello di evitare quell’errore disumano che lo portò a dire di sé “Sono diventato Morte, il distruttore di mondi”.

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