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In occasione della festa liturgica dell’8 dicembre (Giorno dell’Immacolata) verrà inaugurato un nuovo lavoro dell’artista Bruno Vaerini. In Città Alta, sospeso su via Colleoni, è stato issato un oculum. Si tratta un disco realizzato in tela intelaiata e stampata. Riporta l’immagine della rielaborazione dei quattro angeli che nella Pala di San Bernardino di Lorenzo Lotto (conservata presso l’omonima Chiesa a Bergamo) tengono sollevato lo splendido manto verde che fa da sfondo alle figure di Maria e del Bambino.

Il disco ha un diametro di tre metri e mezzo. Al suo centro c’è un’apertura circolare di novanta centimetri di diametro. Appunto un oculum attraverso il quale un proiettore getterà di sera un cono di luce sui passanti. Il disco coprirà quasi completamente il tratto di strada di fronte al Ristorante da Mimmo committente dell’opera.

Nella rielaborazione grafica che ne ho fatto – spiega Vaerini – gli Angeli del Lotto si rincorrono attorno all’oculum centrale, portando con sé, stretto tra le mani, quel bellissimo drappo verde, sullo sfondo blu intenso del cielo che nella Pala arride alla scena. Ho lavorato sul desiderio di gioia, di protezione di cui tutti noi, in particolare la popolazione di Bergamo, abbiamo bisogno in questi lunghi mesi funestati dal Coronavirus. Immagino quest’opera come il simbolo della Speranza condivisa“.

Il progetto della illuminazione ha un ruolo cardine nell’intervento. Il cono di luce che di notte trapasserà il vuoto centrale del disco sarà simbolo della luce divina che ci assiste, la visualizzazione dell’asse che ci collega a Dio e che mai vorremmo fosse spezzato. Gli Angeli, stampati all’intradosso del cerchio su una tela che, per trama e densità, permette di conservare un effetto pittorico, saranno a loro volta illuminati dal basso. In questo modo Vaerini realizza l’interpretazione della luce come visione e come allusione.

L’artista cita da “Il Fanciullino” del poeta Giovanni Pascoli uno scritto denso di senso: «Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del maestro Giosuè Carducci, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l’oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l’uno e l’altra […]»

Penso – continua Vaerini – che le parole di questo grande poeta esprimano compiutamente quel pensiero che mi ha portato ad ideare quest’opera. Per far spazio al pensiero poetico occorre il silenzio. Silenzio dei clamori, silenzio della volontà di forma, silenzio della fascinazione della materia, silenzio della pretesa di comunicare. Ho chiesto in prestito all’amato Lorenzo Lotto l’immagine dei suoi angeli dalla Pala di San Bernardino: volano, sono celesti, ma sono fatti di carne. Sono loro a dire per me l’amore che porto al messaggio che l’Anima sempre mi chiede di testimoniare.


L’oculum in Città Alta


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