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La virtù per Socrate è la tesi chiave della sua morale, ed egli la intende come ricerca e scienza. Il significato della parola “virtù” non è però sempre stato lo stesso nell’antica Grecia, nel tempo ha infatti assunto accezioni diverse con distinzioni importanti. In generale virtù è il modo ottimale di essere qualcosa, ossia l’abilità che contraddistingue un dato animale o persona.

Ad esempio la virtù del ghepardo è di essere veloce, la virtù del leone è di essere forte, ecc… Anche nell’uomo la virtù è quella abilità che lo rende ottimale rispetto alla sua propria essenza e possiamo dire che tale abilità consista nel comportarsi nel migliore dei modi. Tradizionalmente la virtù veniva considerata come un’abilità innata ricevuta per grazia, dalla natura o dagli dei. Per cui si pensa sia virtuoso il ghepardo nato veloce e scattante, oppure il leone nato forte o, ancora, l’uomo nato intelligente.

Nel tempo l’idea di una virtù congenita è stata abbandonata a favore di una virtù (che riguarda solo l’uomo) che non rappresenta più un dono divino, ma un valore ed un fine che ogni  persona deve perseguire. Questa nuova impostazione rappresenta una delle maggiori novità del pensiero sofista. Secondo i sofisti infatti la virtù la si può trasmettere, e imparare attraverso lo studio e l’impegno. Insomma, virtuosi non si nasce, lo si diventa grazie all’educazione.

Socrate è in linea con i sofisti e sostiene anche lui che la virtù non sia un dono, e che quindi nessuno nasca virtuoso. Essa è piuttosto una faticosa conquista, in quanto l’esser-uomini è frutto di un’arte che è la più difficile di tutte.

La virtù come ricerca del bene e del giusto

Se la virtù è intesa in senso socratico come l’arte del ben vivere e del ben comportarsi significa che per lui è una forma di sapere, un prodotto della mente. Per questo, per Socrate, se parliamo di virtù l’intelletto assume un’importanza centrale. Per essere virtuosi è indispensabile riflettere, cercare e ragionare, abbandonare le nostre false certezze e fare filosofia, ossia mettere in discussione qualsiasi verità, e, in generale riflettere criticamente sulla propria esistenza.

Per cui:

  • il bene e la giustizia non sono concetti astratti, già costituiti, ai quali il comportamento umano si deve adeguare, sono valori strettamente umani, prodotti dalla mente e dal pensiero critico. Non bisogna perciò agire nel bene e nel giusto perché vi è una legge che lo prevede, una norma esterna che da fuori ce lo impone, deve essere il nostro dialogo interiore con noi stessi (e con gli altri) a fare emergere il bene e il giusto.
  • il bene e il giusto non sono concetti fissi, valori assoluti e intoccabili; certe azioni, infatti, possono essere giuste in date occasioni, in altre invece possono non esserlo, un giorno può essere un bene fare una cosa e il giorno dopo non più, e sarà la ragione che di volta in volta dovrà valutare se un nostro comportamento in una data circostanza sia buono e giusto;
  • La conoscenza del bene e del giusto non la si può acquisire dai libri o trasmetterla con l’insegnamento, la si può acquisire solo autonomamente, magari con l’aiuto di un maestro, ma comunque attraverso una riflessione profonda e attenta.

STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE

Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto

Fonte immagine di copertina: Depositphotos

About the Author

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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