Nel giro di poco siamo al dietrofront. Dopo le innumerevoli proteste della base del tifo popolare in aggiunta alle perplessità di molti addetti ai lavori sono arrivate le frenate delle società inglesi coinvolte nella Superlega. In un susseguirsi di comunicati hanno deciso di uscire da questo progetto. Di conseguenza diventa un organismo semi vuoto e ancorato ai suoi fondatori principali: Perez e Agnelli. Il muro di UEFA e Fifa ha avuto il suo peso. Le due organizzazioni mostrato i muscoli minacciando da subito espulsioni immediate dall’attuale Champions che si avvia verso le semifinali.
Ora la palla passa ai due leader di Real Madrid e Juve che speravano di ancorarsi al “ricatto” dei più ricchi per costringere gli altri a trovare un accordo con loro, ma con lo sfilarsi degli inglesi le parti si sono invertite. Una cosa fa molto scalpore da parte dei due promoter di tale evento: la totale irriverenza nei confronti delle regole. Come ha spiegato il presidente del Real Madrid queste società hanno grossi problemi di bilancio (che non sono causate solo dal Covid) e per riuscire a coprire il buco hanno pensato di organizzare un torneo privato fra top club. Una competizione che avrebbe il vantaggio di far lievitare le entrate annue. Entrate che non avrebbero se continuassero a giocare la maggioranza delle partite con squadre provinciali come avviene ora.
Sembra di sentire il ritornello di 12 anni fa dei dirigenti della Lehman Brothers: “Se falliamo ci vanno di mezzo in tanti quindi sono obbligati a fare come diciamo noi“. La storia la sappiamo tutti come sia andata a finire e pare che la Superlega puntasse allo stesso tipo di gioco machiavellico. È a dir poco sbalorditivo l’atteggiamento degli alti dirigenti sportivi. Quando non sono in grado di amministrare le proprie società, per non rischiare la bancarotta, tentano di cambiare le regole del gioco in sfavore di chi invece le regole le ha sempre rispettate perché rinunciava a crescere o semplicemente perché falliva (Fiorentina, Parma etc).
Qui non si sta parlando di calcio, ma di regole economiche sacrosante che si vuole bandire perché qualcuno non è in grado di ammettere il proprio fallimento di amministratore finanziario. Pensando di essere troppo grandi per fallire vorranno sempre cambiare le regole quando il vento soffia contro. Ma se esci dalla Champions perché il tuo top player da 30 milioni l’anno si gira in barriera per paura del pallone, come all’oratorio, più che di Superlega dovrebbero lasciare il mestiere a un semplice amministratore di condominio. Sarebbe più meritocratico.