Lunedì nella basilica di S. Maria maggiore (Città alta, ore 20.30) l’orchestra e il coro del Teatro alla Scala diretti da Riccardo Chailly eseguiranno il Requiem di Giuseppe Verdi per le vittime del covid. La stessa cerimonia (concerto) si è svolta venerdì sera (4 settembre) nel duomo di Milano (diretta RAI) e replicherà mercoledì 9 settembre nel duomo vecchio di Brescia.
Itinerario lombardo che onorerà le città simbolo della pandemia planetaria che ha visto questo territorio (suo malgrado, ma soprattutto per incompetenza e superficialità delle autorità elette, a partire dai vertici della Regione Lombardia) soccombere con un numero spropositato di vittime “innocenti” superiore a tutti gli altri come dimostrano statistiche e reportage. Ponderata e illuminata l’iniziativa della “Scala di Milano” che dà un senso pregnante e “multilaterale” a un evento scelto con opportunità di tempo e di luoghi.
Una scelta che rispetta trasversalmente variabili territoriali e che accomuna idealmente sofferenze, dolori, sensi di abbandono. Una scelta che conferma le critiche già espresse e che dimostra quantomeno la fretta e ancor più la (inconsapevole, purtroppo) miopia “provinciale” che ha spinto le autorità di Bergamo a prendere scorciatoie per tagliare per prime un traguardo “inesistente”, dietro la spinta incontenibile di una regia e direzione artistica (firmata Francesco Micheli) dettata da un eccesso di protagonismo che, solo un’ottica tipicamente provinciale o da primi della classe senza la classe, può non aver fatto considerare inopportuna.
“Che fretta c’era?” Verrebbe da chiedersi parafrasando un noto refrain sanremese, se non quella, appunto, di un provincialismo da primato virtuale? Senza considerare le (spropositate) spese sostenute: ufficialmente 200.000 euro, ma ufficiosamente si parla di complessivi 300 mila. Anche qui abbiamo chiesto pubblicamente la chiarezza di un resoconto, per ora disatteso. Che si sarebbero potuti, e dovuti, risparmiare donandoli magari all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo.
È proprio di ieri la notizia dell’arrivo al nosocomio Bergamasco di una nuova “macchina” per processare tamponi in quantità molto maggiori rispetto a prima. Non sarebbe stato questo un gesto enormemente più significativo, coerente e soprattutto utile a tutti piuttosto che finanziare un baraccone da passerella per pochi oltre che selezionati (esclusi i diretti interessati, cioè figli, mogli, mariti e parenti dei defunti covid. Non ci stancheremo mai di sottolinearlo) eletti?
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