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“Donde vieni e dove vai, o Fedro?” dice Socrate all’interlocutore del Dialogo omonimo di Platone. “A passeggio, fuori le mura. Meglio che stare sotto i portici”. Fedro è ancora preso dal discorso di Lisia, l’artista del bel parlare. Socrate si unisce nella passeggiata in campagna – la stagione calda, l’ombra, il rivoletto dove bagnarsi i piedi – preso dalla curiosità di quel che Lisia ha detto. Lungo la strada il tempietto, dove si dice che Bòrea, il vento del nord, abbia rapito la ninfa Orizia. Lei terrorizzata e in fuga, un gioco per il dio farla scivolare dalla rupe pietrosa. “Sarà vero il mito? Ci credi tu Socrate?” gli domanda Fedro.

 Una fatica interpretare il mito, un misto di figure e azioni complesse. “Non sono capace nemmeno di conoscere me stesso!” dice Socrate. “Piuttosto chi sono io è la domanda che mi preme”. Lisia ha parlato dell’amore, un misto di ragione e passione. La passione, non tanto la ragione, operò negli eroi omerici. La passione mosse Medea a uccidere i figli contro Giasone. Intrisa di passioni fu vista da Tucidide la Guerra del Peloponneso. La passione soprattutto.

E, tornando al mito, vien da pensare che meglio sia l’amore senza passione?

“Quel che desiderio vuole lo compra a prezzo dell’anima” asserisce Eraclito l’Oscuro. E aggiunge: “i confini dell’anima non potresti trovare, così profondo è il logos”. In perenne cambiamento l’uomo non è mai lo stesso, da bambino all’adulto, nulla di stabile. Un discorso che accresce se stesso, “anello di catena/ immoto andare” dice Montale.

Mutante ma pure perennemente desiderante, spiega Platone attraverso il mito dell’androgino. Per bocca del commediografo Aristofane, nel Simposio, Platone racconta. L’uomo prima era come una sfera, due facce, quatto gambe e altrettante braccia, il sesso in comune. L’androgino era veloce e potente, tanto da suscitare invidia negli dei. Zeus intervenne e lo tagliò a metà. Dalla ferita rimarginata rinchiuse la pelle, all’altezza dello stomaco, l’ombelico è rimasto come cicatrice. Da quel momento ognuna delle parti si mise alla ricerca dell’altra, alla ricerca di un’unità perduta. Fino al ridicolo dell’atto sessuale, agli occhi degli dei quando Efesto si vendicò della sposa fedifraga Afrodite in combutta con il dio Ares. Con la rete finissima di fili d’oro li imprigionò così nell’amplesso. Questo sarebbe l’amore, che una volta soddisfatto l’animo s’acquieta?

Socrate parla di passione da controllare con la ragione. Il desiderio ci travolge. Siamo in balìa di fantasticherie come presi da sogni notturni. I desideri ci portano fuori di noi. Sono spesso frutto di ignoranza, una corrente della pubblica opinione che trascina. Siamo soggetti a giudizi errati e il desiderio prende il sopravvento e ci porta in altre direzioni, dentro e fuori di noi. Solo la conoscenza lo può dominare. Noi siamo potenzialmente come il dio Boria, in preda alle passioni e alla violenza. L’importante è la consapevolezza. Desiderio e ragione non vanno a braccetto. La coscienza illuminata vince il desiderio.

Platone dice altro però. Il desiderio non è necessariamente per il male. Il desiderio muove e noi possiamo muoverci anche in vista del bene e della bellezza.  Platone lo spiega nel Fedro con un altro mito, il mito del carro alato. C’è l’auriga che conduce il carro con un tiro di cavalli diseguali. Il cavallo bianco è bello e buono, quello nero irrequieto e ribelle. Quello docile vola alto, dove abita la stirpe degli dei, e rappresenta l’aspirazione all’ideale, la ragione del dio nutrita di riflessione e scienza schietta. Il cavallo irruente è invece volto alle cose di terra, dove si agitano le passioni e si muovono le malvagità, tende là dove c’è disordine e sorgono facilmente ipocrisie e zuffe. L’uno solleva, l’altro appesantisce il corso del carro. Le ali conducono in alto, il corpo fa cadere giù. L’auriga tenta di governarne questa andatura anomala. Vede la strada da percorrere e si destreggia come può tra due forze avverse, ora trattenendo ora assecondando ora incitando e moderando.

Così si delinea l’animo umano che è passione e ragione, indotto a perseguire il giusto e il vero, ma anche attratto dalla sensualità e cose terrestri. Il desiderio si sviluppa su due direzioni. Per il desiderio non siamo travolti necessariamente dalle passioni. Il desiderio è una possibilità, può manifestarsi anche nei valori della verità e della bellezza. La forza del desiderio può nascondere il bene. Non è facile capire quel che siamo. Dentro noi alberga altro. Tutto sta a prenderne atto e agire conseguentemente per la verità.  

Sintesi della relazione di Mauro Bonazzi
IN CERCA DI SÈ. PLATONE O ERACLITO?
Bergamo, Auditorium Liceo Mascheroni, 18 febbraio 2025 
all'interno del Programma Noesis 2024/2025

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