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“L’indennità di sindaco di un piccolo comune non è assolutamente adeguata al carico di lavoro e soprattutto alla responsabilità che grava sul primo cittadino”.


sindaci piccoli comuniUn’evidenza, esplicitata senza tanti giri di parole, da Massimo Castelli, coordinatore nazionale Anci per i piccoli comuni che tutti insieme (più di 5.000 su un totale di 8.003) rappresentano oltre il 60% del metabolismo amministrativo del Paese. “Se qualcosa non funziona in un comune (da un atto amministrativo ad una buca per la strada oppure, in generale, una qualsiasi negligenza anche in buona fede) il sindaco ne risponde in proprio in quanto legale rappresentante dell’ente. Un “peso” che un parlamentare e un consigliere regionale non sopportano nonostante percepiscano emolumenti di molto superiori che vanno, in media, dai 15.000 ai 10.000 euro al mese“.

Gestire oggi un paese suppergiù di 5000 abitanti – continua Castelli – si declina con il vestire i panni di veri e propri “volontari della democrazia”. L’indennità (dimezzata in caso di lavoro dipendente) non è nemmeno sufficiente per pagare le spese vive che un sindaco sopporta. Quindi è impensabile per un uomo o una donna di mezz’età dedicarsi full-time al mandato di sindaco poiché, anche considerando di prendere un periodo di aspettativa dalla professione ordinaria, l’indennità attualmente garantita non permetterebbe una dignitosa autonomia economica”.

Si arriva al paradosso che con la riforma delle province i sindaci che ne fanno parte (dal presidente al consigliere delegato) svolgano un servizio aggiuntivo gratis. “Anzi, rimettendoci – spiega Castelli portando il suo caso personale – Io sono sindaco a Cerignale a 70 chilometri da Piacenza. Ma l’esempio si può clonare prendendo come riferimento i sindaci bergamaschi delle valli. Quando ho una riunione nel capoluogo il rimborso non è calcolato sul costo della benzina bensì sul biglietto della corriera che nella fattispecie non esiste, o meglio dovrei partire il giorno prima”.

Questo per dire quanta demagogia si è montata sugli “stipendi” dei sindaci e sui gettoni di presenza in consiglio (25 euro a seduta in media una volta al mese) senza puntare adeguatamente i riflettori sulle vere esagerazioni in fatto di indennità e diaria”. Oggi – chiude Castelli – chi fa il sindaco di un piccolo paese, al di là di una legittima ambizione personale, non lo fa sicuramente per interesse bensì per un autentico spirito civile per la comunità di appartenenza”. (Bruno Silini)


L’esempio di tre sindaci bergamaschi


 

Simona PergreffiSIMONA PERGREFFI – Sono sei anni che non monta il cavalletto e non si mette a dipingere un quadro. Una tensione artistica che, purtroppo, è stata momentaneamente eclissata per far posto a pratiche amministrative, riunioni di Giunta, consigli comunali, rendez-vous di partito (Lega Nord), il lavoro allo studio di architettura nonché le attenzioni da dedicare alla famiglia. Ventiquattro ore al giorno sembrano non bastare. Quando sono a casa per cena – confessa Simona Pergreffi, nubile, 44 anni, sindaco al secondo mandato di Azzano San Paolo – è una vera benedizione poiché è abbastanza normale protrarre l’attività ben oltre le dieci di sera con la giornata che scatta alle 8.30. Rispetto alle sue tre colleghe nell’hinterland (Serra a Curno, Poma a Stezzano e Vergani a Ranica) Simona Pergreffi non è a tempo pieno in Comune. Lo sforzo, non indifferente, di conciliazione tra lo studio e il municipio le permette di essere comunque tutti i pomeriggi nell’ufficio di piazza IV Novembre in compagnia di cittadini e faldoni di burocrazia. E qualche volta anche di Shonick, il suo grazioso cagnolino. Non le piace essere definita una Wonder Woman. Meglio una figlia d’arte visto che il padre è stato vent’anni in Consiglio comunale nella file della Democrazia Cristiana. Diciamo – scherza la sindachessa – che per tenere il tempo occorre una minima vena di pazzia e tanta, tantissima, passione da dedicare al paese nel quale sono nata e cresciuta. Quando mi sono candidata la prima volta un pizzico di incoscienza c’era (nessuno nella squadra aveva un’esperienza amministrativa) e poi in tutta franchezza mai avrei pensato di vincere. E invece è successo. Indubbiamente un miracolo “local” del Carroccio. “Ma alla seconda candidatura ero consapevole della fatica che mi aspettava nell’evenienza (poi accaduta) di bissare il mandato”. Fatica tutta ripagata dalla tante soddisfazioni che si raccolgono. “Non ha prezzo portare a casa per la tua gente la casa di riposo, la farmacia comunale oppure un’illuminazione stradale a led”. Certo, dal punto di vista della dichiarazione dei redditi ci si rimette. Lavorare full-time in studio (che tra l’altro divido con un socio davvero paziente) è molto più remunerativo. Per un libero professionista fare il sindaco abbassa il tenore di vita”.In effetti ho sacrificato molto della mia professionalità – chiude Pergreffi – Ma non era possibile fare altrimenti se si assume il mandato di primo cittadino con piena responsabilità. Le tematiche da affrontare per un paese di 7800 abitanti sono tantissime: dal bilancio alla cultura, dal sociale all’associazionismo. Sono rarissime le occasioni ufficiali nelle quali manco”.

Massimo MastromatteiMASSIMO MASTROMATTEI – Via da un Comune si catapulta in un altro. Così per tutta la settimana. Massimo Mastromattei si divide fra Curno, dove è responsabile dell’ufficio tecnico per i lavori pubblici, e Lallio, dove è sindaco da sei anni filati. La seconda elezione si è conclusa con percentuali quasi “bulgare” avendo ottenuto l’80% dei consensi con “una lista civica pura” e nessuna tessera di partito in tasca. Essere dipendente nell’ente pubblico gestito da una collega (Perlita Serra) e sindaco allo stesso tempo di un paese limitrofo non è facile. Significa una giornata di lavoro mediamente di dodici ore. “A Curno sto dalle 7.30 alle 13.30 – spiega Mastromattei – dopodiché cambio Municipio dove lavoro fino a sera. A volte gli impegni si accavallano in modo tale che persino “una pausa panino” diventa una mission impossible”. Capita anche di mettersi al telefono a notte fonda per coordinare l’eventualità di spargere il sale nelle strade e spazzarle in caso di nevicate abbondanti. Sposato, due figli di 17 e 13 anni, velista appassionato tra il Mar Ligure e Riva del Garda nei periodi di vacanza, Mastromattei concepisce il ruolo del sindaco come il servizio civile per antonomasia, un impegno al quale attendere (così gli insegnava suo padre) con coscienza e responsabilità. Un know how etico che non manca di insegnare ai figli. E detto per inciso la legge non lo aiuta in questo poiché ad un lavoratore dipendente che assume il mandato di primo cittadino è imposta una riduzione importante dell’indennità percepita. Una circostanza che non capita, per esempio, con sindaci “pensionati” oppure “liberi professionisti” ai quali non è applicata nessuna tagliola a meno che non siano loro stessi ad accorciarsi, per scelta politica, il bonifico di sindaco. “Evidentemente c’è un’anomalia nella legge anche se – ha più volte insistito Mastromattei – non è per i soldi che ho accettato di candidarmi come sindaco. Quello che prendo ora (circa 600 euro netti) lo uso per coprire le spese vive come la benzina, il telefonino, i parcheggi in città quando ci sono i tavoli di lavoro in provincia. Guai a me se la parola sindaco si coniugasse con interesse personale”. I valori, non contrattabili, sui quali poggia l’azione amministrativa di Mastromattei sono l’onesta, la correttezza e la schiettezza. “Ho un legame stretto con i miei concittadini. Un legame che, oltre a concretizzarsi con gli appuntamenti in ufficio, si rafforza con una chiacchierata in piazza dove le questioni emergono in maniera più genuina. Parlare con la gente mi piace. Ascoltare i loro crucci e tentare, per quanto possibile, di strutturare un aiuto”.

Luciano CornagoLUCIANO CORNAGO – L’iniziazione politica è arrivata con Enrico Berlinguer, segretario generale del PCI scomparso tragicamente nel 1984. La sua antifona padovana “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda” per Luciano Cornago è stata una folgorazione esistenziale. Quasi un mantra che l’ha accompagnato da giovane metalmeccanico Fiom fino all’attuale carica di primo cittadino del paese (Almè) più densamente popolato d’Italia, passando per una lunga gavetta sui banchi della minoranza, prima a fronteggiare la Balena bianca democristiana e poi il Carroccio leghista. E’ un sindaco decisamente full-time. 65 anni (ben portati), pensionato dal 2002 con 38 anni di contributi, sposato con una moglie “ormai rassegnata a consigli, giunte, riunioni” Luciano Cornago è un sindaco per passione che trascorre in media almeno otto/dieci ore in Comune. Senza contare gli impegni amministrativi in prima serata sempre più abbondanti considerato che per la maggior parte dei colleghi (ma anche dei suoi assessori) è l’unico momento libero della giornata. Si definisce un sindaco pragmatico, si direbbe “di strada”, anche se l’espressione lo indispettisce un po’. Le letture quotidiane consistono nell’Unità e nell’’Eco di Bergamo dopodichè si butta a capo fitto nelle questioni di stretta municipalità. Non solo burocrazia con la penna in mano seduto in poltrona dietro il tricolore e il primo piano di Sergio Mattarella. Anche molta pratica. “Abbiamo un unico operaio in paese e se ha bisogno di caricare il camioncino di materiale gli do una mano volentieri finché la schiena regge”. Da “suoi” viene criticato perchè si ferma a raccogliere carte gettate maleducatamente nelle vie. “Non riesco a farne a meno. E’ più forte di me. Non posso pensare al mio impegno civile senza questi gesti. Lo faccio perchè mi sento di farlo”. Alla richiesta di immaginare di fare il sindaco e contemporaneamente di lavorare altrove risponde che non riuscirebbe a concepire meno impegno per il Comune di quanto ne dà attualmente. “Non so come fanno i miei colleghi che comprensibilmente hanno anche una professionalità da portare avanti. Affidarsi solo ad uno stipendio “politico” oggi non è praticabile in un comune che non arriva a 10.000 abitanti. Ovviamente non mi permetterei mai di criticarli, ma sicuramente essere a tempo pieno in un ente pubblico è un qualcosa in più per la collettività”. I colleghi locali dai quali ha tratto  sempre ispirazione sono l’ex sindaco di Paladina, Oscar Locatelli, e l’ex sindaco di Ponteranica, Claudio Armati. “Persone di spessore intellettuale, autorevolezza della carica e capacità di essere con la gente nei momenti critici”.

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