Biondi immobiliare

Siamo tutti d’accordo, e ci mancherebbe altro, nel condannare tempi e modalità della recente kermesse pornografica svoltasi in quel di Osio Sotto “Bergamo Sex“. Fin troppo facile accostare il periodo tragico dell’emergenza sanitaria che ha visto proprio Bergamo e il suo territorio al centro del mondo pandemico, con la sfacciata pubblicità (e non solo) di un evento esclusivamente rivolto all’impero dei sensi. Anche se – sia detto per inciso – gli estremi tendono a coincidere.

Tanta indignazione, però, suscita quanto meno qualche dubbio. Anzitutto perché ogni attività imprenditoriale (e il sesso – la più antica professione del mondo – lo è. Eccome!) ha diritto di realizzarsi, previe concessioni e autorizzazioni. Del resto quando settimane prima erano state aperte le discoteche, nessuno – autorità sanitarie a parte, inascoltate – ha manifestato contrarietà, salvo poi ricredersi di fronte alle conseguenze. Queste sì negative non solo per la salute. Pertanto verrebbe da pensare: un po’ di sesso, men che meno se “osservato” e non partecipato come appunto una fiera aperta a tutti, non ha mai fatto male a nessuno.

Ma si dirà: e la salvaguardia dei minori e dei giovani? Ci riferiamo ai manifesti pubblicitari giustamente condannati da alcune esponenti femminili dell’amministrazione comunale di Bergamo per la loro gratuita e inutile – se non per attirare audience – esposizione visiva peraltro di pessimo gusto. Sacrosante considerazioni. Se però non cozzassero contro una realtà quotidiana ancorché asfissiante ben più, invasiva, deleteria. Quella dei social. Che giorno e notte i nostri giovani – minori compresi- manipolano letteralmente e continuamente.

Tutti noi, tutti, sappiamo per esperienza diretta (inevitabile purtroppo, questa sì) che in quell’oggetto dei desideri (lo smartphone) è inclusa una miniera incontrollabile e inesauribile, esplicitamente vera, realistica oltre ogni inconscia e inconfessata immaginazione di scene che definire pornografiche potrebbe sembrare un ingenuo eufemismo tanta è lurida la volgarità e lo scandalo non morale ma etico ancorché estetico dei loro contenuti video. Eppure, dicevamo, il telefonino tanto agognato e desiderato dai nostri ragazzi siamo i primi, noi adulti, a regalare loro, solo se lo meritano. Quale ingenua (?) e penosa contraddizione per non lasciare il proprio figlio indietro rispetto agli altri.

Ecco perché l’indignazione per una manifestazione dedicata al sesso può apparire ipocrita e demagogica. In cerca di consensi gratuiti. Infatti in prima linea si sono schierati gli esponenti dell’opposizione: leghisti nella fattispecie. Al Comune di Bergamo la Lega ha esposto un’interpellanza di condanna non tanto per la kermesse di Osio Sotto ma per l’ipocrisia del sindaco e della sua amministrazione nell’accogliere da una parte la pubblicità per Bergamo Sex e dall’altra nel condannare le offese all’immagine e alla persona della donna. Interpellanza sacrosanta. Peccato che appaia quantomeno demagogica e opportunistica.

Perché non si manifesta con altrettanta efficacia e durezza quando fatti di cronaca ben più gravi colpiscono direttamente le donne o altre minoranze. Tutti abbiamo visto manifesti della stessa Lega pubblicizzare migranti e neri come un’orda di barbari invasori. Anch’essi come le donne sono, prima, persone con una dignità e un’identità uguale alla nostra. O no? E ancor più perplessità aveva suscitato qualche settimana fa una lettera ai giornali da parte della sezione di Bergamo contro la Diocesi bergamasca accusata di eccessiva accoglienza e aiuto umanitario ai migranti.

Ma torniamo alla Bergamo Sex per esprimere una considerazione finale, in quanto l’indignazione l’abbiamo espressa un po’ tutti e tante lettere sono state pubblicate dai giornali. Indignazione che vorremmo esplicitata (e pubblicata, non censurata dal direttore di turno) anche per altre situazioni e fatti che magari hanno anche ricadute ben più gravi e dirette (queste si per tutti noi) e che oltretutto ci toccano nelle nostre tasche.

Per esempio: la quotidiana disastrosità dei treni pendolari e del trasporto pubblico in generale che riguarda studenti e lavoratori che si spostano nella nostra regione; la viabilità nelle nostre valli che penalizza fortemente prima i residenti ma anche turisti e visitatori (basti pensare alla ormai famigerata variante di Zogno che attende da decenni di essere variata; la sanità pubblica, vero colabrodo e calvario di attese (tutti i comuni cittadini sanno quanti mesi occorrono per una normale visita specialistica) e di inefficienze a tutto per non dire esclusivo vantaggio della sanità privata.

Non sarebbe auspicabile una indignazione altrettanto esplicita a quella per la pornografia anche nei confronti di inefficienze dovute a precise scelte politiche di una Regione che da decenni è sempre nelle stesse mani?

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