E sono 19. Si va verso la seconda stella. Domenica grazie al pareggio dell’Atalanta, per l’Inter è arrivato con 4 giornate di anticipo uno scudetto annunciato da un po’. Una cavalcata iniziata questo inverno da una squadra che è diventata piano piano un carro armato che ha macinato vittorie su vittorie approfittando dei molti passi falsi delle sue inseguitrici.
Il rullino di marcia della squadra di Conte assomiglia molto a quella di Trapattoni dell’89: grinta, cuore e fame su ogni singolo pallone giocato. Guidati da un generale di ferro, con una cultura maniacale del lavoro in allenamento e della disciplina in campo, la squadra ha assimilato le skills che erano necessarie per infilare una serie di vittorie che nemmeno ai tempi del triplete si erano viste.
L’asse portante dell’Inter (stopper, linea mediana e centravanti) corrisponde alla crescita esponenziale di giocatori come Bastoni, Škriniar, Barella, Brozović e Lautaro Martínez che sembrano pronti per il palcoscenico internazionale. Di Lukaku, Hakimi ed Eriksen non c’è nemmeno bisogno di parlarne: basta vedere da quali squadre provengono. Il diciannovesimo titolo arriva in un’era calcistica post moderna, dove altre squadre più quotate tecnicamente erano impegnate a programmare FantaLeghe alla Mazinga Z. La squadra meneghina, invece, si è limitata a pedalare in campo e a non girarsi in barriera sui calci piazzati avversari.