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Prima di impostare una introduzione al pensiero di Cartesio è opportuno presentare il contesto storico nel quale il filosofo francese è vissuto. Il Seicento fu un periodo segnato dalle contraddizioni e da trasformazioni importanti in ogni sfera sociale.

Da una parte fu il secolo che registrò violentissime guerre di religione che opposero cattolici e protestanti e che procurarono nel cuore dell’Europa centinaia di migliaia di morti (il conflitto noto come la guerra dei trent’anni si verificò nella prima parte del secolo), dall’altra fu il secolo che segnò la fine definitiva del feudalesimo a favore di un sistema socio economico più libero e moderno, il secolo della rivoluzione scientifica (pensiamo a Galileo, inventore del metodo sperimentale, che consiste nell’osservare i fenomeni, elaborare delle teorie e sperimentarne le conclusioni), il secolo dell’abbandono delle teorie religiose medievali a favore del razionalismo filosofico e scientifico.

Cambia anche l’organizzazione politica degli stati; in molti di essi si riscontra un graduale abbandono del precedente regime di dipendenza dagli imperi o dal papato per consolidare quel percorso di autodeterminazione iniziato nel sedicesimo secolo in direzione dell’assolutismo (in particolare in Francia, con Luigi XIII, e poi alla fine del secolo con Luigi XIV) o della monarchia parlamentare (come avvenne in Inghilterra).

In ambito scientifico, di particolare rilevanza per la nascita del pensiero cartesiano fu l’abolizione del divieto di dissezionare i cadaveri che permise per la prima volta nella storia lo studio dei corpi e la nascita di leggi meccanicistiche sul funzionamento dell’organismo. Vedremo come tali scoperte procureranno importanti ripercussioni anche nella filosofia.

Fu proprio in questo contesto socio culturale che poterono sorgere e svilupparsi le teorie di quello che fu considerato il filosofo più rappresentativo del secolo, il pensatore universalmente riconosciuto come il padre della filosofia moderna e del razionalismo filosofico: René Descartes, chiamato in Italia col nome di Cartesio. Il suo metodo d’indagine rivoluzionò le diverse forme del sapere, dalla matematica alla letteratura, dalla geometria alla scienza. Cartesio inaugurerà un razionalismo moderno, capace di fondare una verità scientifica che elimini il sovrannaturale e ogni verità dogmatica. Dove la ragione tace, diceva, prevalgono superstizione e magia; per questo era indispensabile un metodo scientifico e razionale, a fondamento di tutto il sapere umano, dalla fisica alla matematica, dalla geometria all’astronomia, dall’etica alla politica, tutto doveva essere fondato sulla ragione.

Per Cartesio, addirittura, ogni cosa è matematizzabile e riconducibile alla ragione; anche le passioni possono essere spiegate razionalmente, e razionalmente, devono essere affrontati anche i problemi esistenziali; infatti, esattamente come un problema di geometria che per essere risolto deve essere scomposto in parti più semplici e comprensibili, anche nel risolvere un problema esistenziale dobbiamo procedere allo stesso modo: occorre scomporlo e analizzarlo nei singoli elementi che lo costituiscono. E’ un modo razionale di affrontare la vita, lontanissimo da Schopenhauer e da Nietzsche.

Ma quali caratteristiche doveva avere tale metodo? Il metodo, ci torneremo più diffusamente, deve essere universale, cioè valido per tutti i saperi, deve essere fecondo, cioè ottenere dei risultati, e deve essere matematico, perché la matematica è un linguaggio universale.

Il suo eccessivo rigorismo fu criticato dal grande matematico e filosofo Pascal, suo allievo, che affermò come per alcuni aspetti della vita, quelli più umani e meno biologici, la matematica era sostanzialmente inutile. Essa non può insegnarmi, ad esempio, il senso della vita, il significato della morte, l’amore, la paura, e tutto ciò che ha una dimensione esistenziale; per questo la matematica non può rappresentare la chiave di lettura di tutto, il significante supremo dell’intera esistenza.

E comunque, nonostante il suo rifiuto categorico di ricorrere al sovrannaturale, Cartesio dovette assumere Dio per blindare il suo sistema, per trovare un garante dell’intera impalcatura metafisica. Il Dio di Cartesio però non era il Dio cristiano, ma un Dio matematico, garante delle verità della ragione. Sarà l’ultimo filosofo a dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio.

Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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