Ci risiamo. Anche quest’anno il tormentone è sempre il solito. La Coppa dalle grandi orecchie per la vecchia signora resta un utopia. Quasi una maledizione. Tenuta in piedi da un Ronaldo, che comunque va per le 35 primavere, si è smarrita per l’ennesima volta fra le maglie della difesa avversaria che si è limitata a mettere il classico “pulmino” davanti alla porta e sputare sangue ad ogni palla che veniva messa nella loro area di rigore.
Ed è proprio questo che manca alla Juve: la cattiveria agonistica di giocare ogni pallone come fosse la ultimo. Non è una cosa che si impara con una tabella tattica o comprando il fenomeno alla moda con elevato tasso tecnico. Nella partita con il Lione (come pure quelle passate) la squadra più titolata a livello italiano mostra evidenti limiti caratteriali nella versione Europea. La vittoria di 2-1 sui francesi (all’andata 1-0 per il Lione) non è bastata alla Juve per conquistarsi il pass dei quarti di finale della Champions.
Gli avversari sembravano sbranare il campo per voglia e aggressività, mentre agli uomini di Sarri spesso sembrava scottare il pallone fra i piedi, frenati dalla responsabilità e dalla pressione. I classici sintomi di chi sente troppo il peso della partita e gioca contratto. È una cosa che nasce da lontano e che non parte dai calciatori, ma da chi sta sopra di loro a livello societario.
Sono dieci anni che la dirigenza bianconera si logora nel paragone del triplete degli avversari nerazzurri di Milano. Oramai è diventata un’ossessione. Per loro non riuscire ad eguagliare l’impresa dello Special One (José Mourinho) è una maledizione che li accompagna da anni. Lo si legge nelle loro facce, nelle loro dichiarazioni ai giornali. Dare la colpa all’allenatore, al modulo, o ad un giocatore al posto di un altro è prassi scontata.
Questa squadra non gioca tranquilla, è schiacciata dalla pressione e dalla responsabilità. Il mito dei Mourinho Boys aleggia nei meandri degli azionisti Exor, e ricade poi su chi deve scendere in campo. Ieri sera nel mio condominio sono volati cori e stappato bottiglie verso le ore 23. I gufi hanno festeggiato e ricordano a tutti che è giusto tifare per le squadre italiane in Champions, ma nemmeno dimenticare l’estate del 2006… Per questo eravamo tutti pronti a tifare Inter Roma Napoli Atalanta e Lione…